Fabiola Sciabbarrasi, moglie di Pino Daniele, mai dimenticato (e indimenticabile) interprete della musica napoletana, è intervenuta quest’oggi, martedì 27 luglio 2021, di fronte alle telecamere di “Dedicato”, trasmissione di Rai Uno condotta da Serena Autieri e Gigi Marzullo ogni mattina, dal lunedì al venerdì. Nel corso della sua ospitata, la consorte dell’artista ha sottolineato che per suo marito “comunicare attraverso la musica era la sua linfa vitale. Era proprio il suo dono speciale, era ciò che gli riusciva meglio. Quando l’ho conosciuto, per lui scrivere era imprescindibile come l’aria”.
Come i fan di Daniele sanno, per lui Napoli era l’ecosistema ideale, pur essendosi trasferito a vivere a Roma per esigenze di lavoro. Il suo rapporto con la città campana era “un po’ come i grandi amori, che, per viverli a pieno, devi viverli a distanza. Pino è stato un contestatore, che ha raccontato la sua terra con tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti”. Sciabbarrasi ha detto di averlo amato “per incanto, perché mi rendevo conto che era un po’ tutto magico quello che stava accadendo. Amare è un atto di coraggio”.
FABIOLA SCIABBARRASI: “CONOBBI PINO DANIELE GRAZIE A TROISI”
Tra Pino Daniele e Fabiola Sciabbarrasi la scintilla scoccò grazie a Massimo Troisi, il quale “è stato il nostro cupido. Era un amico comune, mi invitò a casa sua nel corso di una serata tra amici a cui io non avrei dovuto partecipare”. La principale qualità di Pino Daniele, nota a tutti, era l’ironia: “Abbiamo subito scherzato sulle mie origini siciliane, mentre un’amica mi disse che sembravo persiana. Da lì nacque il mio soprannome… ‘Tapparella’”.
La donna ha quindi rivelato che in tutti i momenti bui, nei quali ripensa al suo vissuto con il cantante, si rende conto che c’è molto della loro storia d’amore in ciò che lui ha raccontato nei suoi brani. “Oggi, quando penso a Pino, penso all’uomo più importante della mia vita, al padre dei miei figli. Penso all’uomo che mi ha fatto crescere. La sua è un’assenza potente, è un silenzio assordante. Il ricordo diventa salvifico quando ne parli, quando ne sei fuori”.