Fabiola Sciabbarrasi: “Troisi è stato il nostro cupido”
Fabiola Sciabbarrasi, moglie di Pino Daniele e padre di Sara, Sofia e Francesco, racconta il grande amore con il cantante partenopeo a Storie Italiane: “Io e Pino Daniele ci siamo conosciuti a casa di Massimo Troisi, un amico comune. Io ero una bambina, avevo 23 anni. Massimo è stato il nostro cupido, loro due avevano una simbiosi, erano dipendenti l’uno dall’altro. Quando Massimo mi ha chiamato per una cena banale non immaginavo che avrebbe cambiato la mia vita. Le cose importanti accadono per caso, ma mai a caso”.
Per Fabiola, vedere le canzoni e i video dei concerti del marito, significa rivivere l’amore che tutti hanno provato per lui: “Rivedere le immagini dei suoi concerti ora è ripercorrere al contrario un passaggio doloroso della nostra vita ma riportano davanti ai miei occhi tutto l’amore che c’è stato, è un filo che non si è mai interrotto. Certe luci non si spengono mai, resta l’amore, resta la musica, resta l’arte. È un privilegio quello che abbiamo condiviso e che ho potuto vivere”.
Fabiola Sciabbarrasi: “Non ricordo Pino con tristezza”
Quando Pino Daniele è morto, Fabiola Sciabbarrasi e il marito erano in crisi ormai da qualche tempo. L’ex modella, come racconta a Storie Italiane, avrebbe voluto più tempo: “Il tempo è un dono che facciamo alla nostra vita, alla persona che amiamo. Sicuramente quello che mi recrimino è che non abbiamo avuto tempo di dirci cose in quei 12 mesi in cui non siamo stati così vicini. Preferisco sempre in cuor mio quello che abbiamo condiviso piuttosto che quello che abbiamo perduto. Anche il tempo di dirci “scusa, mi manchi, ti amo”. Questa è una valenza fondamentale, pensiamo che abbiamo tempo ma poi qualcuno ce lo toglie. Mi piace pensare che in qualche modo, anche con le parole che ho scritto, questo messaggio sia arrivato fino a là su. A volte poi le contraddizioni, il pudore dei sentimenti, la rabbia… Abbiamo pensato, perché sicuramente lo ha pensato anche lui, che avremmo avuto modo di farlo. Ma non ricordo Pino con tristezza. Era linfa di vita, lo sarà per sempre”.
La morte ha lasciato qualche dubbio: forse Pino avrebbe voluto salvarsi. Nonostante ciò, per Fabiola non ha senso recriminare e pensare a cosa sarebbe potuto essere: “Rabbia c’è per il dolore che ci siamo fatti. Chiaro che anche le modalità di soccorso sarebbero state diverse ma non ha senso recriminare pensando a cosa sarebbe potuto essere. C’è compostezza rispetto a cose ineluttabili che non abbiamo potuto evitare. Quindi mi piace parlare di lui al presente”. La fede in un certo senso ha aiutato Fabiola ad affrontare il dolore: “Pino era molto devoto di Padre Pio, tant’è che nostro figlio si chiama Francesco. E lo ritrovo in quelle immagini. Io ho una fede molto composta, mi piace riservare una preghiera al di là di un luogo sacro. Lo ritrovo anche in quello, in ogni istante delle nostre vite so che c’è. La sentiamo la sua presenza, abbiamo lasciato da parte ogni congettura. Volutamente io non ho mai parlato di certe cose, cose che continuano a darci dolore. Non bisogna sporcare quello che emana lui, quello che lui ha fatto. È una casella che io ho messo da parte”.