A UnoMattina Estate, Fabiola Sciabbarrasi, moglie di Pino Daniele, racconta con delicatezza della morte dell’artista: i due erano separati ormai da qualche tempo, nonostante l’amore non fosse mai finito: “A volte crediamo di avere abbastanza tempo e poi ci sfugge. Per questo dobbiamo capire l’importanza delle cose semplici, come dirsi grazie, mi manchi, ti amo. Ci lasciamo andare pensando che ci sarà tempo per ritrovarsi. Invece cerchiamo di vivere le cose belle perché non tornano”.



Fabiola e Pino si erano conosciuti nel 1992 a casa di Massimo Troisi: “È stato il nostro cupido. Con Pino era un unico ecosistema. Tra noi è stato un riconoscersi di anime. Non è stato un amore a prima vista, ci siamo respirati nel tempo e abbiamo capito che era altro e non abbiamo perso più tempo”. Dopo aver conosciuto Fabiola, Pino Daniele si è aperto anche ad altri stili musicali: “Pino non ha mai tradito le sue origini. Dopo il nostro incontro, però, ha comunicato l’approccio emozionale con un contesto più pop, fruibile da tutti. Raccontava quello che eravamo noi. Lui mi faceva leggere le sue canzoni d’amore, già in fase embrionale, da subito. ‘Io per lei’, è una dichiarazione”.



Fabiola Sciabbarrasi: “I nostri ricordi? Nessuno me li porterà via”

Fabiola Sciabbarrasi ha scritto un libro nel quale ha raccontato di un Pino Daniele inedito: “Dicevo di no, facevo dei grandi slalom ogni volta. Poi ho capito che fosse un passaggio quasi necessario per riaccendere le luci su qualcosa con un finale offuscato. E umanizzare le sue e le nostre fragilità, e raccontarle con pudore. Questo ha reso Pino ancora più eterno. Spesso ricevo dei messaggi nei quali mi ringraziano per raccontare questi aspetti inediti. La sua e nostra riservatezza era forte ma non ho mai pensato di fare qualcosa che non avrebbe fatto lui nello stesso modo”.



Pino Daniele e Fabiola hanno avuto tre figli: “Non si nasce genitori, di default facciamo tanti errori, siamo imperfetti, ma da quelle imperfezioni si impara. L’irruenza la ritrovo in Sofia, quel fuoco, quel vulcano. Sara è più giocosa, è più giullare. È molto simpatica, ha un’ironia partenopea. Francesco ha la dolcezza del papà. Il fatto di essere cresciuto con tutte donne lo ha reso molto apprensivo, coinvolgente, accudente con me, come era il papà”. Parlando della sua musica, la moglie ricorda emozionata: “Pino era autodidatta, non aveva studiato al conservatorio. Lui era predestinato. Veder nascere le sue canzoni è un privilegio che ho sentito forte dopo. Nella quotidianità era un vissuto quasi scontato. Eppure mi rendo conto che questo privilegio ha il dono dell’eternità. È qualcosa che non mi lascia mai sola, è una compagna di viaggio. Questa vita trascorsa assieme è qualcosa che nessuno potrà portarmi via”.