Fabrizio Corona, il cui nome è ritornato a circolare con forza sui giornali e in televisione nelle ultime settimane, ha ricevuto nella serata di ieri il verdetto tanto temuto, emesso dalla Prima sezione penale della Suprema Corte di Cassazione: l’ex re dei paparazzi è stato condannato a trascorrere altri 9 mesi in carcere, che in realtà aveva già contato tra febbraio e novembre 2018, in affidamento terapeutico. Una scelta, quella della Cassazione, che ha registrato dunque il non accoglimento del ricorso di Corona contro quanto decretato il 13 ottobre 2020 dal Tribunale di Sorveglianza di Milano, quando era stata accolta la richiesta del procuratore generale Antonio Lamanna.



Quest’ultimo, in particolare, ricorda l’agenzia stampa ANSA, “aveva evidenziato le violazioni commesse da Corona durante la fase di affidamento concessagli per favorire il programma di recupero dalla dipendenza da cocaina”. Ecco dunque che nelle ultime ore si è arrivati a una nuova condanna per Fabrizio Corona, il quale dovrà quindi fare ritorno ancora una volta dietro le sbarre.



FABRIZIO CORONA CONDANNATO A 9 MESI: ORA È RICOVERATO IN OSPEDALE

Peraltro, in questo momento Fabrizio Corona si trova ricoverato presso l’ospedale “Niguarda”, a Milano, nel reparto di Psichiatria. Stando a quanto riportato dall’agenzia ANSA, sarebbe piantonato e sorvegliato ventiquattro ore su ventiquattro e nei giorni precedenti Corona si sarebbe reso protagonista di una sequela di azioni di autolesionismo. Soltanto una settimana fa era finito nel nosocomio, dopo essersi procurato delle ferite in segno di protesta nei confronti della decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano di revocargli gli arresti domiciliari, al fine di recluderlo nella casa circondariale di Opera. Rammentiamo che il cantante Adriano Celentano aveva dimostrato vicinanza a Fabrizio Corona attraverso una lettera a lui indirizzata, nella quale ha scritto le seguenti frasi: “Con la scusa di sommare le tue colossali cazzate, cioè ogni cazzata una punizione, ti hanno dato 14 anni di prigione. E qui, secondo me, sta la grande ingiustizia della giustizia italiana”.

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