Sempre abile nel reinventarsi, Fabrizio Corona non perde il gusto della provocazione. Lo dimostra la sua nuova idea, quella cioè di farsi promoter di un negozio di cannabis light. A un mese di distanza dalla scarcerazione, l’ex re dei paparazzi torna a far parlare di sé, stavolta per un progetto legato alla marijuana. Il ritorno alla normalità è per lui anche un ritorno alle vecchie attività. Con il suo brand ha, infatti, firmato una linea di cannabis light realizzata in collaborazione col negozio Canapa cbd shop, che rivende prodotti a base di canapa legale a basso thc. Fabrizio Corona ha firmato i prodotti ed è diventato testimonial del negozio. Lo riporta Milano Today, spiegando che ha anche condiviso nelle sue storie Instagram un video promozionale in cui maneggia la marijuana con la colonna sonora della celebre serie Netflix “Narcos” in sottofondo. Lo spot, che garantirebbe una risonanza social e mediatica allo shop, risulta rimosso, forse sulla scia delle polemiche che ha suscitato.
IL NUOVO PROGETTO DI FABRIZIO CORONA
Non sono invece sparite le foto in cui Fabrizio Corona si mostra con i collaboratori del progetto e una ingente quantità di cannabis light. Ma dietro questo progetto non ci sono solo ricavi, perché stando a quanto emerge sempre dai canali social dell’ex agente fotografico, ci sarebbe anche uno scopo benefico. Parte degli incassi delle vendite di questi prodotti dovrebbero essere devoluti ai detenuti delle carceri. “Un business per una buona causa. Infatti una parte del ricavato andrà in beneficienza ai carcerati”, si legge sul profilo social del negozio di cannabis light di cui Fabrizio Corona è diventato promoter. I detenuti sono diventati infatti una battaglia prioritaria per Fabrizio Corona. L’iniziativa però potrebbe far discutere i giudici, che avevano chiesto a Fabrizio Corona di mantenere un profilo basso. Niente di illegale in ciò che ha scelto di fare l’ex re dei paparazzi, lo stesso avvocato Ivano Chiesa aveva sottolineato che “i social e la televisione sono il suo lavoro. Non c’è scritto da nessuna parte che uno in detenzione domiciliare non possa andare in tv e usare i social”.