Un inedito Fabrizio De Andrè quello raccontato dal figlio Cristiano sulle pagine de Il Fatto Quotidiano. Un poeta, certo, così come un grande cantautore, forse il più grande di tutti i tempi in Italia. Ma anche un amante della bella vita, del divertimento, del lusso. Così lo racconta il figlio, in un ritratto nuovo e per certi versi sorprendente. “Papà frequentava il jet-set genovese, il giro dei playboy. Eravamo nella barca di un antiquario a St. Tropez, Brigitte restò due giorni. Era capricciosa come una ragazzina. Il fidanzato le trovò il vestito che desiderava. Lei impazzì di gioia, sullo yacht. Conoscemmo pure Mick Jagger con Bianca. Jagger era un bel tipo, molto fuori” racconta Cristiano, che ha seguito le orme del papà.



Una figura leggendaria per la musica, un poeta in grado di convertire in note delle vere e proprie opere d’arte, ma anche un uomo che amava la “bella vita”, come dice lo stesso Cristiano, e che frequentava gli ambienti più in della città di Genova, nella quale è nato e cresciuto.

Fabrizio De Andrè e quell’incontro saltato con Bob Dylan

Nel corso dell’intervista, Cristiano racconta anche di quando Fabrizio De Andrè rifiutò di incontrare Bob Dylan. Un aneddoto che non è passato inosservato, vista la grandezza dei due personaggi. “Mio padre non marciava bene con l’inglese. Quando Bob Dylan venne a Milano e voleva incontrarlo, papà declinò. Fabrizio temeva che non gli traducessero bene le sue parole. Preferiva scrivere: aveva paura di non riuscire a esprimersi compiutamente dialogando”. Una richiesta rispedita al mittente, dunque, ma non per mancanza di rispetto o di apprezzamento, ma semplicemente per la paura di non capirsi e dunque di non poter tenere una conversazione adeguata con un grandissimo esponente del mondo della musica, proprio come lo stesso Fabrizio.



Nell’intervista, c’è spazio anche per un aneddoto. Cristiano racconta come una volta il padre uccise e lo costrinse a mangiare un maialino, che proprio il figlio, allora bambino, aveva come amico: “Fu un castigo, mi ero pappato l’unico peperone cresciuto a Savignone. Ero piccolo, la scrofa era il mio primo animale, la portavo in giro con la corda. Papà e Paolo Villaggio avevano già deciso di farne salsicce”.

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