FABRIZIO FRIZZI, DAL MALORE ALLA SCOMPARSA
Si è discusso a lungo su come è morto Fabrizio Frizzi sui media. Soprattutto perchè in molti sono andati a caccia della verità sul male che lo ha strappato alla famiglia e agli italiani. Oltre due anni fa e precisamente il 26 marzo del 2018, Frizzi è morto nell’ospedale Sant’Andrea di Roma in cui era stato ricoverato d’urgenza. Il malore però si era già fatto sentire nell’ottobre precedente e Fabrizio sapeva che la battaglia non era ancora finita. “Sto combattendo”, aveva detto “ogni tanto, com’è normale, qualche momento di sconforto può esserci ma l’affetto della famiglia, del pubblico e degli amici è una luce che illumina tutto. La vita è meravigliosa”. Il primo brutto colpo lo ha raggiunto infatti durante una registrazione de L’Eredità, un’ischemia che lo ha obbligato ad un ricovero al Policlinico Umberto I Di Roma. Poi il decesso a mesi di distanza, a causa di un’emmorragia cerebrale che non gli ha lasciato scampo.
UNA FINE PREANNUNCIATA? ECCO PERCHÈ ERA TORNATO IN TV
Avrebbe già compiuto 62 anni Fabrizio Frizzi, se l’emorragia cerebrale non avesse messo fine alla sua vita ormai due anni fa. Agli inizi si era pensato che il conduttore si fosse aggravato per via dell’ischemia che lo aveva colpito mesi prima, ma poi gli amici più stretti di Frizzi hanno chiarito tutto. Nel dicembre precedente alla sua scomparsa sembrava essere tutto finito, tanto che Fabrizio aveva scelto di ritornare alla guida de L’Eredità. Anche se come rivelato da Alfonso Signorini a Matrix, in seguito alla sua morte, i medici avevano già parlato al presentatore del fatto che avesse alcuni tumori inoperabili al cervello. Consapevole della diagnosi, Frizzi non si era dato per vinto e anche per questo aveva scelto di ritornare fra il suo amato pubblico, senza mai abbandonare il suo storico sorriso. Oggi, sabato 2 maggio 2020, Un, Due, Tre… Fiorella! manderà in replica su Rai 1 uno degli ultimi interventi fatti da Fabrizio Frizzi in tv. Un periodo in cui forse quell’eterno Peter Pan del piccolo schermo era ancora inconsapevole di essere malato e che avrebbe dovuto affrontare un importante calvario.