Sabato scorso, Fabrizio Miccoli, ex giocatore di Palermo, Juventus e Fiorentina, ha incontrato Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia nella strage di Capaci. Proprio il magistrato palermitano era stato definito, in un’intercettazione dell’ex calciatore, “quel fango”. Un insulto che non era finito, come è giusto che sia, nel vuoto: per questo Miccoli era finito, all’epoca, nel tritacarne mediatico e non solo, con l’apertura di un’inchiesta da parte della Figc.
L’incontro è avvenuto presso la Fondazione Falcone di Palermo e in un post social, l’ex attaccante ha voluto ringraziare la “sua” Palermo per l’accoglienza, sia presso la sede dedicata alla memoria del magistrale, sia presso lo stadio. “Ringrazio con tutto il cuore la signora Falcone per avermi dato l’opportunità di incontrarla, per avermi accolto e per avermi ascoltato. Questo percorso mi ha cambiato e insegnato tanto. Mi ha fatto maturare” ha scritto su Instagram Fabrizio Miccoli.
Fabrizio Miccoli e gli insulti a Giovanni Falcone: “Quel fango…”. Cos’è successo nel 2013
Nel corso dell’incontro con Maria Falcone, l’ex attaccante rosanero ha avuto modo di ascoltare la testimonianza della donna, che ha vissuto sulla sua pelle la tragedia della morte del fratello. Miccoli, oltre a scusarsi, ha promesso di impegnarsi in prima persona per creare una squadra di calcio a Palermo, per offrire ai ragazzi del quartiere Kalsa un’alternativa alla strada e alle cattive abitudini, che troppo spesso prendono.
Fabrizio Miccoli definì Giovanni Falcone “un fango” nel corso di una telefonata del 2013 poi intercettata con Mauro Lauricella, il figlio del boss del quartiere Kalsa. La Figc ha aperto un’inchiesta sul caso e lui ha chiesto scusa alla città di Palermo, in lacrime. In seguito a tali fatti, il comune di Corleone revocò a Miccoli la cittadinanza onoraria e la Procura chiese per lui una giornata di squalifica e un’ammenda di 50.000 euro.