Fabrizio Moro, sul palco di San Basilio, il quartiere dove è nato e cresciuto e che lo ha visto diventare uomo, racconta come è stato raggiungere il successo e la notorietà partendo dalla periferia, spiegando che però, a suo dire, non ci sarebbe niente di eccezionale in quanto accaduto: “Si tende sempre a raccontare questo tipo di fotografia, chi arriva a una dimensione e parte da un quartiere sembra sempre che abbia scalato una montagna immensa. In realtà per me venire da San Basilio è stata una marcia in più, sono stato fortunato rispetto a tante persone e tanti ragazzi”.



In collegamento con Massimo Giletti su Rai 3 con “Lo stato delle cose”, il cantante, che nel 2018 ha vinto Sanremo in coppia con Ermal Meta con “Non mi avete fatto niente”, racconta: “Qui ho imparato a difendermi, a non mollare mai guardando mio nonno, i miei migliori amici, chi fa il secondo lavoro per portare i soldi a casa. Ho imparato poi a sognare… Soprattutto quando non c’erano internet e i social, qui potevi soltanto sognare. E io ho sognato, ero e sono ancora un sognatore”.



Fabrizio Moro: “San Basilio? Non è vero che la gente spaccia”

In collegamento con “Lo stato delle cose”, Fabrizio Moro ha ribadito ancora: “A me non piace dire che ce l’ho fatta, perché sono un padre e lo dico anche da padre. Se diciamo così sembro Rocky Balboa”. Il cantante ha affrontato poi un altro tema delicato: “Perché si parla sempre di spaccio se si parla di San Basilio? La maggior parte della gente che conosco io, non spaccia. Loro non hanno bisogno di difensori ma c’è più droga in Parlamento e ai Parioli. Ci sono due strade dove la gente è a disagio, la maggior parte della gente qui si alza alle 6 di mattina e va a lavoro”.

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