Il caso di Fabrizio Piscitelli, conosciuto come Diabolik, è ancora costellato da tutta una serie di misteri. Nella sua personalità convivevano umanità e crimine ma è soprattutto attorno alla sua morte che si annidano i maggiori misteri. Il suo fu infatti un agguato in stile mafioso ad oggi rimasto senza colpevoli. La storia di Diabolik sarà al centro dello speciale dal titolo “Irriducibile – L’ultimo giorno di Diablo”, in onda nella prima serata di oggi su Nove. Sarà ripercorsa la sua vita, da capo ultrà a ‘padrino’ dei mercati criminali della droga e dell’usura nella Capitale.



Era il 7 agosto di due anni fa quando Fabrizio Piscitelli alle 18.50 si trovava al Parco degli Acquedotti. A quell’ora il luogo di ritrovo era molto frequentato e Diabolik sedeva tranquillo su una panchina insieme al suo autista. A raggiungere il capo degli Irriducibili laziali fu un uomo vestito da runner che puntandogli la pistola alla testa esplose un colpo che si rivelò mortale per il 53enne. Un delitto che scosse molto il mondo romano e non solo proprio per l’esecuzione con cui avvenne nel tardo pomeriggio estivo. Due anni dopo, quell’omicidio resta ancora irrisolto: nessun autore materiale, nessun mandante.



Fabrizio Piscitelli: indagini su omicidio Diabolik

Il riconoscimento del corpo senza vita di Fabrizio Piscitelli, dopo il suo delitto, avvenne immediatamente e portò la Squadra Mobile della polizia di stato e della Direzione Distrettuale Antimafia ad avviare prontamente le indagini. Il fascicolo risulta ancora aperto per omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. Per gli inquirenti che indagano al caso, quella di Piscitelli sarebbe stata una vera e propria esecuzione messa in atto da un killer esperto. Un “professionista”, insomma, caratterizzato da una spietatezza tale da aver agito senza dare nell’occhio nonostante il luogo molto frequentato in pieno giorno.



Le indagini sono andate avanti senza tralasciare alcun aspetto della vita di Diabolik, a partire dai cellulari e passando ai pc. Per il secondo anno consecutivo, anche lo scorso 7 agosto la Capitale è stata tappezzata da centinaia di manifesti per ricordare Fabrizio Piscitelli: “Diablo vive 07/08/2019 – 07/08/2021 ‘perchè noi ci dovevamo sentire vivi in un mondo di morti'”, si legge sui cartelloni affissi in diversi quartieri, come riferito da RomaToday.

Chi era Fabrizio Piscitelli e ultime novità sul giallo

Un vero e proprio far nel mondo degli ultras: era questo Fabrizio Piscitelli la cui vita è sempre stata caratterizzata dalla grande passione per la Lazio ma anche da vari problemi con la giustizia. Diaboli morì da uomo libero anche se le indagini hanno fatto trapelare la sua caratura criminale. Il suo intervento attivo nel mondo degli ultras avvenne tra la fine degli anni Ottanta e i primi Anni Novanta.

In poco tempo Piscitelli fu uno dei capi degli Irriducibili, ovvero la frangia più estrema della tifoseria della Lazio. Prima della sua morte sulla quale ancora sono in corso le indagini, Piscitelli fu coinvolto in due procedimenti penali rispettivamente per tentata estorsione ai danni del presidente della Lazio Claudio Lotito e per spaccio di droga. In entrambi i casi fu condannato ma da circa un paio di anni prima del suo delitto era tornato in libertà. Nelle indagini dei mesi scorsi è sono stati eseguiti dei rilievi in 3D per ricostruire l’identikit dell’assassino e confrontarlo con i sospetti ma dallo scorso aprile nulla si è più saputo. Per il procuratore Prestipino, quello di Diabolik non fu un omicidio di strada ma una esecuzione mafiosa in attesa di ulteriori risposte.