Tra i compagni con cui Ravanelli aveva creato una vera amicizia c’era Fortunato, scomparso nel 1995 per una forma di leucemia. “Andrea è stato un ragazzo straordinario. Ci siamo conosciuti a militare. Giocavamo nella Nazionale militare e siamo stati campioni del mondo. Poi ci siamo ritrovati alla Juve e abbiamo condiviso serate insieme mangiando torta e bevendo camomilla. Poi si è ammalato di leucemia e lui è venuto a curarsi a Perguia, nella mia città, e io ho cercato di aiutare lui e la sua famiglia come potevo. Credo che la morte di Ravanelli sia stata una grave perdita non solo dal punto di vista calcistico, ma anche umano perché Andrea era un ragazzo straordinario”, racconta Fabrizio ricordando quei momenti trascorsi insieme al suo grande amico per il quale ha versato tantissime lacrime. Poi ricorda il primo incontro con la moglie Lara conosciuta perché lei accompagnava il fratello più piccolo agli allenamenti a Reggio Emilia. “Dopo un anno e mezzo che ci siamo conosciuti, ci siamo subito sposati. Lara rappresenta, insieme ai miei figli, la cosa più importante. Lara è una donna straordinaria”, conclude (aggiornamento di Stella Dibenedetto).
FABRIZIO RAVANELLI E L’AMORE PER LA JUVENTUS: “UNA SCUOLA DI VITA”
Fabrizio Ravanelli, ex calciatore della Juventus, colui che ha permesso alla Vecchia Signora di vincere l’ultima Champios League segnando contro l’Ajax e permettendo alla propria squadra di arrivare ai rigori, ospite di Vieni da me, si racconta tra carriera e vita privata aprendo i cassetti della cassettiera insieme a Caterina Balivo. Nel corso della sua carriera, Penna Bianca, come lo chiamavano i tifosi, ha indossato tantissime maglie di squadre diverse, ma la sua preferita resta quella della Juventus. Prima di raccontarsi, Ravanelli manda uno speciale in bocca al lupo a Zaniolo che, durante la partita Roma-Juventus, si è procurato un gravissimo infortunio che potrebbe fargli saltare l’appuntamento con gli Europei di calcio. “Sono arrivato alla Juventus come settimo attaccante e poi sono partito come primo e mi riempie d’orgolio. Prima di tutto devo organizzare Boniperti e Trapattoni che mi permisero di realizzare questo sogno. Il presidente chiamò mio padre alle dieci di sera e mio padre all’inizio non ci credeva, Quello è stato un periodo fantastico. Sono stati quattro anni bellissimi, pieni di successo, che mi hanno fatto diventare uomo e mi hanno permesso di formare una famiglia. La Juventus, per me, è stata ed è una scuola di vita”, spiega Ravanelli. “Ad un certo punto, però, ti hanno dato del venduto”, commenta Caterina Balivo. “Ma no, sono andato via io, ma anche Vieri e Sousa. E’ stata una scelta aziendale. Oggi è difficile avere un calciatore bandiera perchè le squadre devono far quadrare i conti“, confessa.
FABRIZIO RAVANELLI: “HO AVUTO MOMENTI DIFFICILI…”
Per realizzare il suo sogno di diventare un calciatore, Ravanelli ha dovuto fare tanti sacrifici insieme a tutta la famiglia. Il padre era solito accompagnarlo agli allenamenti e alla partita. “Mio papà ha fatto tanti sacrifici, mi ricordo ancora quando lui aveva 40 anni e si diplomò perito tecnico per poter aver 50mila lire in più sullo stipendio“, ricorda oggi Ravanelli. “Mia mamma e mio papà un giorno mi regalarono un paio di scarpe per la prima comunione e io, qualche giorno prima, andai a giocare a calcio con queste scarpe. Si ruppero e io andai da mio nonno che faceva il calzolaio e gli dissi di sistemarle perchè dissi che erano di un mio amio”, racconta l’ex calciatore che ha avuto alle spalle una famiglia severa, ma sempre presente. “Quando sono passato dal Perugia all’Avellino sono stati mesi difficili. Avevo 18 anni e stare da solo in un appartamento non era facile. Ho sofferto un po’ di solitudine, mi mancava la famiglia e gli amici, ma quell’esperienza mi ha maturato tanto perchè nella vita sono le esperienze negative che ti fanno crescere e ti fanno diventare uomo“, racconta. Quei sacrifici, poi, sono stati ampiamenti ripagati dai successi ottenuti da Fabrizio sia nel lavoro che nella vita privata. Poi, di fronte alle immagini del padre, Ravanelli non trattiene le lacrime.