Cresciuto nel mito di Frank Zappa e Jimi Hendrix, Fabrizio Savino ha trovato nella chitarra jazz la strada nella quale indirizzare la propria passione. Pugliese, dopo aver studiato e perfezionato la propria tecnica con i migliori maestri della scuola romana è diventato anch’egli un ricercato docente.
Nel corso degli anni ha maturato un curriculum di tutto rispetto suonando fra gli altri con Flavio Boltro, Vladimir Kostadinovic, Simon Moullier, Cédric Hanriot, Antonello Salis, Tony Monaco, Pierluigi Balducci, Nicola Conte e Chiara Civello.
Tre gli album ad oggi pubblicati a suo nome: METROPOLITAN PRINTS, ARAM e GEMINI uscito nel 2016.
Da pochi giorni è stato pubblicato THE RISING SUN, nel quale Savino si presenta nella classica formazione in trio contando sulla collaborazione del contrabbassista Luca Alemanno e del batterista Sebastian Merk. Undici i brani proposti: otto a sua firma accanto a due standard (Skylark, April in Paris).
Tema portante del cd è la “rinascita” che vuole essere il sunto di dieci anni di ricerca musicale, abbinata ad un intenso percorso di ricerca spirituale (meditazione, Yoga). Spiritualità e musica è un percorso che ha accompagnato tantissimi grandi della musica pensiamo a Herbie Hancock, Carlos Santana e John McLaughlin, per citarne solo alcuni. In effetti, il nuovo album di Savino sembra beneficiare di questa ricerca interiore, corroborata dalle già note capacità tecniche e dalla originale vena compositiva.
Presentato nel corso di un giro di concerti che ha toccato anche la capitale, THE RISING SUN è un album di gran qualità, un ascolto piacevole, non ovvio, con dei momenti di grande intesità.
The Rising Sun è aperto dall’omonimo brano, l’atmosfera è rilassata, il pedale del volume crea momenti sospesi, quasi in un clima di rilascio, contrabbasso e i piatti di Merek rafforzano il clima. Sprazzi country appena accennati riconducono ai grandi della chitarra jazz. È un omaggio al sole, una sorta di overture utilizzata in apertura e chiusura dell’album. Il bel tema ha premesso ai musicisti di liberare al meglio la propria libertà espressiva.
Rebirth (rinascita), aperto da una frase minimale, mostra tutte le capacità strumentali di Savino e del suo trio. La chitarra incomincia a viaggiare fra scale e arpeggi. Il solo di chitarra riecheggia (forse volutamente, quasi un omaggio) il fraseggio di Allan Holdsworth, uno dei più grandi e misconosciuti maestri della sei corde.
“È una composizione in 7/4, forse il brano più complesso del disco. Il tema è suonato dal basso con un drumming energico, il tutto contornato da un ostinato della chitarra. Volevo in qualche modo tornare alle mie origini rock, dopo aver studiato e suonato tanto jazz. Questa è la rinascita che mi auguro sempre di avere. Conoscenza e purezza” (Fabrizio Savino)
Con lo standard Skylark il chitarrista evidenzia la cantabilità del suo stile, rappresentata sempre con estrema eleganza.
Wisdom, dal toccante tema, sembra quasi a voler evocare certe composizioni di Nino Rota. Intrigante lo sviluppo del solo, caratterizzato dal respiro delle singole note.
“Wisdom è il disegno della saggezza. Il tema del brano è molto leggero e fluttua su una ritmica incalzante e nervosa. Con questo pathos ho voluto descrivere proprio il concetto di saggezza che per me rappresenta la capacità di rimanere in equilibrio facendosi attraversare dagli eventi della vita” (Fabrizio Savino)
Hear Fears, è la composizione più lunga e rappresentativa dell’album, senso della melodia, bellezza dei temi e fraseggio si esplicano ai massimi livelli.
So Close and Yet So Fear, composto insieme a Marika Mastrandrea, vede la riuscita presenza degli archi (Leo Gadaleta violini, viola e Piero Dattoli violoncello)
“È il brano più “Classic” dell’intero disco. Scritto e regalatomi dalla mia compagna Marika. Io ho aggiunto un arrangiamento per quartetto d’archi. Volevo che il suono fosse un po’ più “vintage” (Fabrizio Savino)
Stupendo l’arpeggio che caratterizza l’intro di The Winter Will Become Spring, brano immaginifico, dove le melodie si intrecciano alla parte armonica.
“Il titolo prende spunto da un concetto buddista. Mi ha colpito molto la forza espressiva di questa frase: l’immagine della sofferenza (l’inverno) che sboccia in forza, amore (la primavera). (Fabrizio Savino)
No Ifs, Ands, or Buts, ritmica quasi rock, intrigante l’incedere, sorretto dall’intenso lavoro del contrabbasso di Luca Alemanno.
“Nato per caso, a Parigi nel gennaio del 2017. Ero con la mia attuale compagna che mi chiese di aiutarla a capire il processo della composizione. Presi la chitarra e iniziai a suonare cantando un tema e, come per magia, nacque questo brano” (Fabrizio Savino)
Waltz for Sabri è caratterizzato dalle interessanti sonorità della chitarra generate dagli effetti di Savino (HOG Electro-Harmonix- Octaver, Harmonizer). Il pezzo vuole in qualche modo rappresentare il dolore per una perdita.
“La musica aiuta sempre a immortalare i momenti e a lasciare una memoria della vita” (Fabrizio Savino)
Da segnalare la costante ricerca delle sonorità portata avanti da Fabrizio Savino che da anni ha scelto di utilizzare chitarre elettriche artigianali realizzate dal fratello Francesco. L’album viene pubblicato per la Inner Urge Records, etichetta che si ripropone di dare spazio al jazz e alla musica di qualità. Un musicista di spessore che, oltre agli appassionati cultori della chitarra jazz, saprà farsi apprezzare dagli amanti della buona musica. Si raccomanda “vivamente”.