Colpo di scena negli Stati Uniti dove un giudice federale ha respinto nella giornata di ieri, un’azione antitrust verso Facebook. I regolatori, come scrive il Giornale di Brescia, cercavano di fatto di frenare il social di Mark Zuckerberg ma il giudice, per mancanza di fatti, ha dovuto bloccare l’azione antitrust avviata dalla FTC, la Federal Trade Commission e altri 40 stati americani. Si tratta senza dubbio di un vero e proprio schiaffo nei confronti delle autorità d’oltre oceano che da tempo stanno cercando di limitare il potere delle Big Tech della Silicon Valley, fra cui anche Facebook.
Nel contempo, un vero e proprio successo per il social blu, che subito dopo la decisione del giudice è letteralmente decollato presso la Borsa di Wall Street, guadagnando il 4% nel giro di breve tempo e spingendo il titolo sopra i mille miliardi di dollari per la prima volta nella storia. Secondo il giudice James Boasberg, che ha bloccato le azioni antitrust, la documentazione depositata “dall’accusa” è risulta essere insufficiente per arrivare ad affermare che Facebook avesse il monopolio sul settore dei social network controllandone il 60%.
FACEBOOK, AZIONI ANTITRUST RESPINTE: FTC HA 30 GIORNI PER PRESENTARNE UNA NUOVA
Il giudice ha comunque spiegato che la Federal Trade Commission potrà ripresentare l’azione antitrust entro 30 giorni dalla sentenza di ieri (il prossimo 29 luglio): «La Ftc – si legge nella decisione del tribunale – non ha presentato abbastanza fatti per stabilire in modo plausibile che Facebook ha il monopolio del mercato».
E se un protagonista della Big Tech sorride, c’è ne è un altro che invece trema, e stiamo parlando precisamente di Google. Stando a quanto raccolto dall’agenzia Bloomberg, pare che l’amministrazione del presidente americano Joe Biden stia esaminando le pratiche pubblicitarie del colosso di Mountain View, percorrendo quindi la strada avviata dall’ex commander in chief, Donald Trump. Una nuova grana quindi per Big G, che va ad aggiungersi ad alcuni “esami stringenti” cui lo stesso è sottoposto in numerosi altri paesi al mondo, Unione Europea compresa.