I dati personali di 533 milioni di utenti Facebook sono stati rubati e pubblicati in un forum frequentato da hacker. Di questi, 30 milioni appartengono a profili italiani. Lo rivela La Stampa, spiegando che potrebbe trattarsi di uno dei “data breach” più gravi avvenuti in tempi recenti. I dati che sono stati pubblicati includono informazioni personali: parliamo di numeri di telefono, ID Facebook, nomi completi, luoghi, date di nascita e in alcuni casi anche indirizzi e-mail. Si tratta praticamente del pacchetto di informazioni private di chi accede alla piattaforma. “Si tratta di dati vecchi, su cui erano usciti report nel 2019. Li abbiamo trovati e abbiamo risolto il problema del 2019”, la precisazione di Liz Bourgeois di Facebook a Business Insider e Reuters che avevano pubblicato la notizia.
Ma ciò non vuol dire che il problema non sia grave, perché molte di quelle informazioni pubblicate potrebbero essere attuali. A scoprire per primo il data breach è stato Alon Gal, chief tech officer della Hudson Rock, una società di cybersecurity israeliana. Sarebbero tre i database pubblicati online. Il rischio è che questi dati vengano sfruttati per “eseguire attacchi di ingegneria sociale o tentativi di hacking”.
DATI FACEBOOK RUBATI: DOSSIER A PALAZZO CHIGI
Incrociano alcuni dati, ovviamente non tutti dato che parliamo di 533 milioni di utenti, Reuters ha trovato una corrispondenza, quindi i dati possono essere attuali. Secondo quanto rivelato da La Stampa, che cita una fonte qualificata, la vicenda è finita anche all’attenzione di Palazzo Chigi. Il dossier è, infatti, finito sulla scrivania dei loro esperti informatici, perché l’Italia, come gli Stati Uniti, è il paese più colpito, ma lo è molto di più degli americani considerando la proporzione col numero di utenti Facebook. Un leak così esteso potrebbe costituire un problema di sicurezza nazionale, in un momento peraltro delicato, considerando la vicenda dello spionaggio russo. Il quotidiano, come Reuters, ha potuto confermare, seppure in parte, la corrispondenza tra alcuni profili italiani e i relativi numeri di telefono, pur non possedendo il database.
La vicenda potrebbe diventare pericolosa anche per operazioni di manipolazione e disinformazione in Italia, ma Facebook Italia ha replicato a La Stampa rimandando la comunicazione ufficiale che parlava appunto di una vicenda risalente al 2019.