Non è una novità quanto i social network facciano sempre più parte della nostra quotidianità, fino a costituire una seconda vita in cui rifugiarsi, facendo spesso sprofondare in una vera e propria dipendenza. Ma se a rimanerne intrappolata può essere una qualsiasi persona adulta, i giovani e, in particolare gli adolescenti, sono sicuramente i più esposti. In età scolastica infatti molti ragazzi devono ancora formare la propria personalità e hanno insicurezze che li portano a ricrearsi una realtà virtuale in cui immedesimarsi, fino ad isolarsi dal mondo reale e dalle vere amicizie.



I temi della socialità e della solitudine sono proprio quelli che più destano preoccupazioni, così come è stato sottolineato nell’allarme lanciato da alcuni professori e pubblicato sul giornale ‘La Repubblica’.La scuola è l’ultimo baluardo della socialità dal vivo per molti ragazzi”, si legge. Questo perchè la cosiddetta ‘generazione Zeta’ sembrerebbe essere più attratta dai like dei social e dagli incontri in chat piuttosto che dagli affetti e dalle amicizie dal vivo. E questo inevitabilmente scatena problemi di depressione, autoisolamento, anoressia e bulimia. Insomma una generale epidemia di malessere indice di un (neanche troppo) silenzioso grido d’aiuto.



Intentata una causa contro i social network

Se in Italia ci si limita solo a denunciare verbalmente questo fenomeno di crisi tra i giovani, oltreoceano è stata a tutti gli effetti intentata una causa contro i social network. Sono state infatti alcune scuole pubbliche di Seattle, negli Usa, ad aver fatto causa a Meta (proprietaria di Facebook, Instagram, WhatsApp), Google (YouTube), TikTok (della società cinese ByteDance) e Snap (SnapChat).

Le ragioni che hanno condotto ad una tale azione risiedono proprio negli effetti negativi che queste ‘piazze’ virtuali stanno creando nelle vite dei ragazzi. Non a caso si parla di “avvelenamento delle menti delle nuove generazioni”, con un aumento di disturbi e malesseri calcolato intorno al 30%, e destinato ad aumentare man mano che i social prendono sempre più piede nelle vite dei giovani, considerati “cervelli più vulnerabili”.



La scuola rappresenta in tal senso l’unico luogo in cui ancora i ragazzi possono esprimersi e confrontarsi con i propri coetanei, approfittando del contatto e degli sguardi.