FAGIOLI, PARLA IL SUO TERAPEUTA: “SCOMETTERE E’ COME SEGNARE”
Fagioli, la sua situazione e più in generale il caso scommesse stanno monopolizzando l’attenzione pubblica. Paolo Jarre, direttore del Dipartimento di patologia delle dipendenze dell’Asl Torino 3, ora terapeuta del centrocampista bianconero, ha usato parole forti per descrivere la situazione in cui si trova l’ex Cremonese attraverso un’intervista rilasciata a La Stampa: «Scommettere è come fare gol. La gratificazione è forte, immediata. “Per la comunità scientifica è un disturbo simile alla dipendenza dalle droghe». D’altronde la ludopatia non è altro che una dipendenza, un disturbo psicologico che colpisce moltissimi giovani, specialmente dopo il periodo di lockdown per il Covid nel 2020.
Le iscrizioni ai siti di scommesse online e le richieste di aiuto agli specialisti sono cresciute a dismisura, a dirlo sono o i dati diffusi nel 2021 dall’Istituto Superiore di Sanità mentre in maniera più generale si può affermare che in Italia, almeno una volta l’anno, giocano il 36% della popolazione maggiorenne con un milione e mezzo di questi giocatori che hanno un “profilo problematico”, come riscontrato in Nicolò Fagioli e Sandro Tonali tra gli altri. Se una volta ci si recava in ricevitoria per effettuare le proprie scommesse, ora basta registrarsi ad uno dei tanti siti ad hoc e in pochi click si possono depositare enormi cifre di denaro per dilettarsi nel mondo del betting.
FAGIOLI E IL CAOS SCOMESSE, GLI APPUNTI DEL SUO TERAPEUTA
Fagioli è probabilmente il primo vero esempio sdoganato di ludopatia nella storia recente del calcio italiano. Come si può leggere sempre nell’intervista del suo terapeuta Paolo Jarre, fattori come la parecchia disponibilità economica, un’attitudine al risparmio e all’uso oculato del denaro molto limitato per questioni anche relative alla quantità di soldi e al livello d’istruzione medio basso, con in aggiunta la componente del sesso maschile, da sempre più propensa all’azzardo, raccontano la triste piaga sociale che molti ragazzi tra cui Nicolò Fagioli si trovano ad affrontare. Paolo Jarre spiega inoltre come i calciatori abbiano molto tempo libero e che i soldi ricevuti non vengono visti come una “fatica” bensì una paga del loro talento dunque, stando spesso col telefono in mano e con ingenti somme di denaro, è facile che nel tempo libero cadano in tentazione. Uno dei suggerimenti del terapeuta è quello di spalmare i soldi guadagnati negli anni così da poter imparare a dare il giusto valore al denaro. D’altronde la maturità, anche sul fattore economico, è più facile averla a 30 anni piuttosto che a 20.
Un altro fattore che aumenta il problema della ludopatia è quello dell’ampio mercato a disposizione: essere passati dal classico 1X2 al poter scommettere pressoché su qualsiasi evento porta sia ad una corruzione più facile e silenziosa sia ad un responso immediato della propria puntata, come per esempio può essere giocarsi un ammonizione. Jarre infine conclude spiegando di come da 10 anni a questa parte, la comunità scientifica ha inserito il gioco d’azzardo nello stesso capitolo della dipendenza da sostanze: piccole dosi, facile da reperire e dall’effetto immediato. Soluzioni? Poche, se non l’idea di aprire a programmi di rieducazione, sicuramente un primo passo importante a riguardo.