LA PRESUNTA PISTA RUSSA DI GIOVANNI FALCONE
E se non ci fosse solo la “pista nera” tra le nuove, presunte, teorie attorno alla Strage di Capaci, bensì spuntasse anche una “pista rossa” dietro la morte di Giovanni Falcone? Quanto sostenuto per 30 anni dall’ex procuratore generale della Federazione Russia ora viene definitivamente “confermato” dalle ultime dichiarazioni dell’ex Ministro socialista della Giustizia Claudio Martelli.
Nella recente intervista all’HuffingtonPost – per il trentennale della Strage di Capaci – l’ex Guardasigilli all’epoca delle Stragi rivela quanto il magistrato Falcone gli aveva a sua volta confidato: verso la fine dell’URSS, Mosca trasferì enormi somme di denaro ai partiti comunisti europei, tra cui il PCI. Una sorta di “finanza invisibile” che ad inizio anni Novanta avrebbe visto il coinvolgimento, presunto, della mafia russa fino ai principali partiti comunisti d’Europa. Ne parla uno lungo focus di “Panorama” ripercorrendo le tappe che avrebbero portato per la fine di maggio 1992 il neo direttore generale dell’Ufficio Affari Penali del Ministero della Giustizia in Russia. Parte tutto nel 1991 quando Valentin Stepankov, al crollo dell’Unione Sovietica, diventa il primo procuratore generale della Russia appena nata sotto il Presidente Eltsin. Proprio dal Cremlino, Stepankov viene incaricato di indagare sui finanziamenti degli ultimi 20 anni del Partito Comunista URSS ai satelliti occidentali. Ebbene, scrive “Panorama”, dalle carte emergerebbe come il Partito Comunista Italiano, dal 1951 al 1991, fu il primo in Europa per “sovvenzioni” da Mosca: si parla di una cifra attorno ai mille miliardi. Il procuratore russo si era convinto che l’Italia fosse coinvolta in maniera rilevante nel riciclaggio dei fondi usciti dalla Russia dopo il crollo del regime comunista: addirittura, Stepankov avrebbe scoperto come i vertici del PCUS si sarebbero appoggiati alla potente mafia URSS (la Organizacija) per organizzare la “finanza invisibile” di una sofisticata struttura internazionale di riciclaggio.
LA RIVELAZIONE DELL’EX MINISTRO MARTELLI: “FALCONE STAVA PARTENDO PER MOSCA QUANDO…”
Le indagini del procuratore legano il coinvolgimento di questa grande cosca mafiosa russa con i vertici del Kgb (servizi segreti URSS) e addirittura con Cosa Nostra in Italia. È qui che ovviamente entra in primo piano l’azione di Giovanni Falcone: fu il Ministro Martelli, nel febbraio 1991 ad affidare il dossier russo all’ex Procuratore di Palermo appena giunto a Roma.
«Con Stepankov Falcone creò un solido legame di collaborazione nell’ultimo anno, cioè a partire dal 1991, tanto che nel giugno del 1992 si doveva a recare lui stesso a Mosca, dopo che Stepankov era stato a Roma nel febbraio 1992», ha raccontato al’Huffpost lo stesso ex Ministro. Stepankov parlò a Falcone anche di accadimenti nuovi, ovvero della trasformazione della mafia russa «che gli disse – e Falcone me lo raccontò – aveva ormai preso in mano lo Stato russo, non aveva più bisogno di corrompere o infiltrare: i mafiosi russi erano diventati lo Stato, avevano una completa mano libera perché lì era caduto giù tutto». Insomma la pista “russa” che stava per diventare pista “rossa”, inedita per molti anni ma ora sviscerata tanto dalle continue dichiarazioni di Stepankov quanto dalle rivelazioni dello stesso Martelli. Come scrive “Panorama”, sono però pochissimi ad aver provato a indagare questa presunta “pista” che legherebbe le indagini iniziate da Falcone sui rapporti tra Russia, Cosa Nostra e partiti comunisti europei alla terribile strage di Capaci, dove perse la vita il magistrato assieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre agenti della scorta. Come spiegò Giulio Andreotti – Premier nel 1992 durante la strage siciliana – in un libro-intervista a Bruno Vespa, «perché il Kgb avrebbe avuto interesse a uccidere Falcone (come sosteneva pure Francesco Cossiga, ndr)? Perché Falcone si occupava della fine che avevano fatto i fondi segreti che il Pcus aveva tentato di esportare in Italia dopo la caduta del Muro di Berlino, ricevendo il rifiuto dei comuniate italiana». La strage del 23 maggio interruppe molte cose, oltre alla tragica vita di Giovanni Falcone: Andreotti si dovette dimettere da Presidente del Consiglio un mese dopo; quel giorno esatto venne eletto al Quirinale Oscar Luigi Scalfaro (e non lo stesso Andreotti, che era dato per favorito); ma soprattutto, qualche giorno dopo il ritorno a Palermo, ad inizio giugno Falcone aveva in programma un viaggio a Mosca per continuare lo scambio di informazioni con il procuratore Stepankov. Quel viaggio, evidentemente, non venne mai più intrapreso…