L’APPELLO “PRO REFERENDUM” DI GIOVANNI FALCONE

«Se tenete davvero all’indipendenza della magistratura separate le carriere»: e così a pochi giorni dai 5 Referendum sulla Giustizia rispuntano le parole profetiche e illuminanti del giudice ucciso da Cosa Nostra, Giovanni Falcone.

Il quotidiano “Il Dubbio” recupera un lungo intervento del magistrato anti-mafia, contenuto nel libro “La posta in gioco. Interventi e proposte per la lotta alla mafia”: si parla di uno dei temi centrali nelle varie discussioni degli ultimi 40 anni nel mondo della magistratura. In particolare, è il testo del quesito numero 3 (scheda gialla) del Referendum 12 giugno 2022 ad essere “chiamato” in causa dalle parole di Falcone: «Separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati», è il titolo del quesito che affronta in larga parta il tema delle carriere da “separare” tra giudici giudicanti e requirenti. Ed ecco che le parole di Falcone risultano più attuali che mai, anche vedendo gli scandali che si sono succeduti negli anni all’interno di Csm, Anm e Procure: «Timidamente, dunque, e tra molte esitazioni e preoccupazioni, comincia a farsi strada faticosamente la consapevolezza che la regolamentazione delle funzioni e della stessa carriera dei magistrati del pubblico ministero non può più essere identica a quella dei magistrati giudicanti, diverse essendo le funzioni e, quindi, le attitudini, l’ habitus mentale, le capacità professionali richieste per l’espletamento di compiti così diversi: investigatore a tutti gli effetti il pubblico ministero, arbitro della controversia il giudice», scrive Giovanni Falcone.



FALCONE E L’INDIPENDENZA DELLA MAGISTRATURA

Il discorso di Falcone rivolto al “suo” mondo della magistratura potrebbe tranquillamente applicarsi anche alla situazione di oggi: specie quando, riporta ancora “Il Dubbio”, l’amico e collega di Paolo Borsellino sottolineava «Su questa direttrice bisogna muoversi, accantonando lo spauracchio della dipendenza del pubblico ministero dall’esecutivo e della discrezionalità dell’azione penale, che viene puntualmente sbandierato tutte le volte in cui si parla di differenziazione delle carriere».



Non solo, secondo Giovanni Falcone arrivare a disconoscere la specificità delle funzioni requirenti rispetto a quelle giudicanti, «nell’antistorico tentativo di continuare a considerare la magistratura unitariamente, equivale paradossalmente a garantire meno la stessa indipendenza e autonomia della magistratura, costituzionalmente garantita sia per gli organi requirenti che per gli organi giudicanti». Addirittura Falcone aveva già ravvisato i possibili “antri oscuri” di una magistratura che non accettasse una “rivoluzione” come quella abbozzata nell’imminente quesito n.3 del Referendum giustizia: «Se non si porrà mente con attenzione a questo delicato aspetto della questione, si correrà il rischio – e già si colgono alcuni segnali in questa direzione – di impantanarsi in dibattiti estenuanti e fuorvianti su problemi che, pur essendo indubbiamente importanti (come ad esempio quello sulla obbligatorietà dell’azione penale), non colgono l’essenza della questione, che è quella di dare slancio e incisività all’azione penale del pubblico ministero, garantendo, però, l’indipendenza e l’autonomia di tale organo». Chiosa poi Falcone sul fatto che i valori di autonomia e indipendenza per il ruolo di pubblico ministero, a livello costituzionale, «non equivalgono a sostanziale irresponsabilità».