Una falsa professoressa ha insegnato a Varese per oltre vent’anni senza avere alcun titolo: la laurea che esibiva, con votazione di 110 e lode, era infatti inesistente. E.L., queste le sue iniziali in base a quanto riportato dal Corriere della Sera, nelle scorse ore, a seguito di un controllo a campione, è finita al centro di una indagine della Guardia di Finanza. Le Fiamme Gialle adesso la accusano dei reati di «uso di atto falso» e di «truffa» ai danni dello Stato. Al momento del concorso, infatti, dichiarò di avere un titolo di studio che in realtà non aveva mai conseguito, dato che non risulta mai essersi iscritta all’Università, ed in questi decenni è stata retribuita da un sistema che non avrebbe dovuto assumerla.



Appare incredibile che nessuno si sia accorto in vent’anni che la laurea fosse falsa, ma in realtà non è insolito che i titoli non vengano controllati al momento del concorso. Giuseppe Carcano, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale di Varese, ha confermato che ad oggi non esiste un database centralizzato che permetta di verificare in tempo reale se una persona ha o meno il suddetto diploma. È così che la docente di scienze ha potuto continuare a insegnare indisturbata per decenni, senza averne diritto.



Falsa professoressa insegna per 20 anni a Varese: i commenti dei colleghi

La vicenda della falsa professoressa che ha insegnato per vent’anni negli istituti della provincia di Varese senza avere alcun titolo ha sconvolto anche i colleghi della diretta interessata, i quali la definiscono al Corriere della Sera come una persona “brava” e “in gamba”. Anche il Walter Fiorentino, dirigente dell’istituto comprensivo di Arcisate, dove in passato la docente di scienze e matematica ha svolto qualche supplenza, conferma: “Persona assolutamente normale, non avevamo alcun dubbio su di lei”.



Adesso, ad ogni modo, non c’è più tempo per chiedersi perché o come ciò sia accaduto. La magistratura, infatti, si occuperà del caso. Il pubblico ministero, in tal senso, ha già presentato una richiesta per il sequestro preventivo dei beni di proprietà della donna per l’equivalente di 350 mila euro come indennità per quanto illecitamente guadagnato in questi anni ai danni dello Stato.