Si è conclusa – dopo poco meno di un anno di indagini – la strana vicenda del falso testamento colombiano di Silvio Berlusconi, depositato già nel 2021 a favore dell’imprenditore torinese (che da anni vive, appunto, in Colombia) Marco Di Nunzio: quest’ultimo – riferiscono alcuni quotidiani italiani – è stato arrestato nella giornata di oggi su spinta delle autorità colombiane che si sono coordinate per le indagini con la Guardia di Finanza italiana. Il testamento di Berlusconi, insomma, è stato bollato come falso e contro l’imprenditore è stata mossa anche l’accusa di tentata estorsione ai danni degli eredi reali del Cav, oltre a diverse altre accuse di ‘falso ideologico’ in merito a tutta una serie di atti notarili slegati alla questione testamentaria.
Dai documenti – ora stralciati – Di Nunzio era stato indicato (a questo punto potremmo dire da se stesso) come legittimo erede di almeno 26 milioni di euro, oltre che di uno yacht, di tutte le ville ad Antigua e addirittura del 2% delle quote di Fininvest. Inutile sottolineare che fin da subito ai cinque eredi di Berlusconi – Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi – il testamento è parso del tutto falso, al punto di sporgere la denuncia che ha portato all’arresto dell’imprenditore torinese.
Le indagini sul falso testamento di Berlusconi: i dubbi degli inquirenti sulla data e la firma del Cav
Dalle indagini le autorità hanno scoperto che Marco Di Nunzio negli anni ha depositato tra Milano e Napoli tre differenti versioni del finto testamento di Berlusconi, tutti sottoscritti (così pareva) il 21 settembre del 2021 in Colombia alla presenza – oltre che del Cav e del torinese – del notaio Jimenez Najera e dell’interprete Aura Cenzato: entrambi, però, una volta interrogati dagli inquirenti hanno negato qualsiasi coinvolgimento, con il notaio che dice di non aver mai visto Berlusconi, né di aver mai apposto i suoi timbri al falso testamento.
Come se non bastasse, si è scoperto che nella presunta giornata della firma dei documenti il Cav non era neppure in Colombia, ma si trovava ad Arcore dove in giornata aveva avviato le pratiche per l’apertura del suo Spid; mentre indagando sulla presunta firma autografa di Berlusconi sul falso testamento, gli inquirenti sono riusciti a risalire al sito ‘freenewsonline’ come fonte del file jpg scaricato da Di Nunzio. Infine: l’accusa di tentata estorsione è legata al fatto che l’imprenditore in un’intervista rilasciata a Report si era detto disposto a non impugnare il testamento se gli eredi gli avessero corrisposto in cambio una somma “a saldo e stralcio”.