La fame nel mondo, nonostante qualche positivo, ma timido, passo avanti nel 2023, continua ad essere un problema piuttosto importante. A parlarne è un articolo del quotidiano francese Le Monde, che cita un recente studio condotto da cinque delle più importanti agenzie mondiale, ovvero l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), il Programma Alimentare Mondiale, il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’UNICEF.



Secondo i dati stimati dalle cinque organizzazioni, nel 2022 la fame nel mondo ha colpito circa 3,2 miliardi di persone. Tra queste, circa 735 milioni (pari al 9,2% della popolazione mondiale) hanno sofferto di fame cronica, ovvero l’impossibilità a nutrirsi efficientemente per condurre una vita attiva, mentre i restanti 2,4 miliardi (ovvero il 29,6% delle persone nel mondo) hanno sofferto di insicurezza alimentare, condizione in cui non ci si riesce a garantire una dieta equilibrata. I dati nella fame nel mondo, rispetto al 2021, sono leggermente migliorati, con una diminuzione pari a 3,8 milioni di casi, ma sono comunque maggiori che nel periodo precedente alla pandemia da covid-19.



Il peso delle crisi continue sulla fame nel mondo

Insomma, seppur con qualche miglioramento la fame nel mondo rimane un problema che richiederebbe l’attenzione e gli sforzi di tutti i paesi mondiali. Infatti, il 2023 potrebbe rappresentare un ulteriore peggioramento dei dati, e secondo alcune stime entro il 2030 si potrebbe registrare un aumento di circa 600 milioni di persone affamate. Il paese che registra dati peggiori è l’Africa in cui circa una persona su cinque soffre di fame cronica, mentre il 61% della popolazione è a rischio insicurezza alimentare.

A pesare sul bilancio della fame nel mondo sono i continui stati di crisi che l’umanità sta vivendo, inaugurati dalla pandemia, peggiorati dalla guerra in Ucraina e diventati tragici con l’aumento dei prezzi. “Abbiamo enormi disuguaglianze e popolazioni praticamente abbandonate”, spiega David Laborde, capo divisione della FAO, “i paesi a medio reddito sono in grado di fare progressi e riprendersi dagli shock, mentre i paesi più vulnerabili tendono ad affondare a causa della molteplicità delle crisi. Il forte aumento dell’insicurezza alimentare durante la pandemia rappresenta per noi il passaggio a una nuova normalità”. L’economista spiega anche che la fame nel mondo potrebbe peggiorare a causa di “altri shock più recenti: in particolare, la situazione del mercato del riso, diventato teso alla fine del 2022 a seguito della siccità in India e delle inondazioni in Pakistan”.