Maria, ragazza di una piccola città del Centro Italia, raccontando l’esperienza di figlia affidataria dice: “Sono stata sempre come un albero senza radici, non ero solida come un tronco, ma una piuma lanciata nel vento. Dormivo su una panchina alla stazione, un luogo decisamente meno ostile della casa dei miei. Inaspettatamente il posto mi è stato fatto, da due persone che avevo visto solamente una volta. Sono passati 8 anni dal giorno in cui ho incontrato Mario e Giovanna e non hanno fatto nient’altro che esserci completamente e totalmente. La loro straordinarietà è tutta nell’ordinarietà. Tutto questo ce l’ho letteralmente inciso sulla pelle”.
La famiglia affidataria di Maria è una delle tante che, nell’ordinarietà della vita, vivono nella propria casa l’esperienza dell’affido familiare.
In questi giorni in cui si rischia di “demolire” l’esperienza dell’affido, per i gravi fatti accaduti, per i quali è necessario fare la massima chiarezza sulle responsabilità, ripercorro l’esperienza di affido familiare della mia famiglia e rivedo quella di tante famiglie e di quelle oggi disponibili a questa esperienza.
Ricordo lo scorso anno quando una famiglia, nel festeggiare il loro anniversario di matrimonio, aveva intorno, oltre ai due figli naturali, i tre bambini a loro affidati da neonati per un “tempo breve” come “famiglia ponte”: il primo ha 15 anni, tornato dalla sua famiglia, il secondo 7 anni, ora in una famiglia adottiva, e la terza, tre anni, ancora con loro da oltre due anni.
Questa è l’esperienza delle nostre famiglie, che vivono pronte a contagiare, come per “osmosi”, tutti perché l’affido è un’esperienza positiva per tutti: bambino, famiglia affidataria e famiglia d’origine.
Che bellezza quando la “mamma in difficoltà” a cui viene momentaneamente tolta la figlia riscopre, nel rapporto con la “mamma affidataria”, di essere “mamma”, come racconta Donatella: “Mia madre aveva sempre quest’aria di diffidenza nei confronti di Margherita e Luigi [genitori affidatari] che nel tempo è andata a dipanarsi costruendo un bellissimo rapporto di amicizia e di supporto. Margherita, Luigi e mia mamma hanno cominciato a costruire questo rapporto di fiducia partendo da me, parlando delle mie difficoltà, dei miei successi e delle mie attitudini”.
Sono sempre più convinto dell’importanza e della bellezza dell’accoglienza affidataria, come aiuto e sostegno al bambino e alla sua famiglia, ma come valore sociale e relazionale che le famiglie affidatarie esprimono nell’accoglienza.
Pertanto, è grande l’intuizione di quanti hanno proposto e normato l’affido, con l’obiettivo di evitare che i bambini, in difficoltà nella propria famiglia, dovessero vivere in un istituto o in una comunità, favorendo il vivere in una famiglia. Questa è l’esperienza di affido che le famiglie da tanti anni stanno vivendo.
Ricordo solo che nel 2016 i minori fuori famiglia risultavano 26.615, di cui 14.012 erano in affido familiare, mentre 12.603 erano nelle istituzioni. (Istituto Innocenti in Quaderni della ricerca sociale 42).
Le famiglie e le associazioni, come le nostre che aderiscono al Forum Nazionale delle associazioni familiari, sono sempre pronte a un rapporto costruttivo che si attua da sempre su “un preciso spazio di collaborazione tra Ente pubblico, reti e associazioni familiari… caratterizzati dalla spinta all’accoglienza di un bambino in difficoltà e al sostegno della famiglia”.
La bellezza di tale esperienza sta nei frutti che nei figli affidatari si vedono nel tempo, come ricorda Giuliana: “Nel 2013 mi sono sposata e nel 2015 è nato mio figlio, sono diventata maestra della scuola dell’infanzia e pensando a questo sono grata di questi doni perché mi hanno fatto capire che nella mia vita, nonostante mi fosse stato tolto qualcosa, ‘poveretta lei che è stata presa in affido’, ho avuto la possibilità di gustarmi il frutto di un voler restituire questa gratitudine, questo bene ricevuto”.
Per tutto questo bene vissuto e ricevuto penso che non va messo sotto accusa l’istituto dell’affido familiare, che va invece sempre più promosso. La legge 184/83 è sicuramente perfettibile ma, se interamente e correttamente applicata, è un ottimo punto di partenza, pur nell’emergenza degli interventi, nella scarsità e precarietà delle risorse, sia economiche che di personale.
Noi, insieme alle nostre famiglie, da sempre ci sentiamo protagonisti, con tutti gli altri attori coinvolti nell’affido familiare, di questa bellezza che è donare la possibilità di crescita a tanti bambini per consentire il ritorno nelle loro famiglie di origine.