La famiglia Castagna ha sempre richiesto giustizia, primo fra tutti Carlo Castagna, il capofamiglia che a causa della Strage di Erba ha perso la figlia Raffaella, il nipote Youssef e la moglie Paola Galli. La sua lotta, seppur pacifica, è continuata fino allo scorso anno, quando ha esalato l’ultimo respiro. Il testimone però è stato raccolto dai rifli Pietro e Giuseppe, che non intendono avvallare la tesi innocentista di chi vede in Rosa Bazzi e il marito Olindo Romano altre due vittime della mattanza di Erba. Sono trascorsi 13 anni e non è ancora chiaro se il processo verrà riaperto e se le autorità accetteranno il ricorso per rifare tutto da capo. La pista seguita dai revisionisti tra l’altro non riguarda solo Azouz Marzouk, il marito di Raffaella e considerato nelle prime ore l’ipotetico colpevole. Anche Pietro Castagna è finito sulla gogna per via della presunta volontà di voler mettere le mani sull’eredità di famiglia. Le Iene si concentreranno sulla Strage di Erba questa sera, lunedì 5 agosto 2019, grazie ad uno speciale che andrà in onda nel primetime. Forse sarà l’occasione giusta per dare voce anche a questa corrente di pensiero, analizzata lo scorso dicembre da Franca Leosini nel suo Storie Maledette. “A dodici anni di distanza, si dice che non siamo stati indagati sufficientemente”, dice il fratello Beppe durante l’intervista. All’inizio delle indagini infatti sia Pietro che il fratello Giuseppe finiscono sotto ai riflettori, ma solo come testimoni. Le loro dichiarazioni tuttavia verranno considerate ininfluenti per il caso, mentre iniziano a circolare alcune voci di corridoio che puntano il dito proprio contro i due fratelli. Non è una novità quindi che si persegua questa pista, che già allora aveva portato ad un nulla di fatto.



Famiglia Castagna, Strage di Erba: una tragedia vissuta più e più volte

Pietro e Giuseppe Castagna hanno dovuto rivivere la tragedia legata alla Strage di Erba più e più volte nel corso degli anni e non solo quella terribile notte in cui hanno perso la vita la sorella, il nipote e la madre. I due figli di Carlo Castagna infatti hanno dovuto assistere alla continua caccia mediatica al dettaglio, a volte irritabile ai loro occhi per via di quelle tesi innocentiste che non riescono davvero a digerire. In una lettera aperta a Nove, Beppe e Pietro sottolineano di essere stati duramente colpiti dal documentario Tutta la verità realizzato dall’emittente. “Avete fatto ascoltare un’intercettazione di mio fratello, ulteriore rafforzativo per creare un mostro”, scrive in modo fitto Beppe. La colpa di Pietro, se così si può definire, sarebbe stata una risata rilevata nell’audio. “Era dell’amico”, specifica il fratello ricordando anche come dopo una tragedia della portata della Strage di Erba, ci possa ancora essere l’occasione per i sopravvissuti di continuare a vivere. Nel lungometraggio si fa accenno in particolare all’auto di Carlo Castagna e quella della moglie Paola Galli, la prima utilizzata dalla vittima e la seconda invece in possesso di uno dei figli della coppia. Il documentario accende anche le luci su una Panda di proprietà dei Castagna, venduta in seguito ad un convento di suore nel giro di poco tempo. “Mio padre stava male per vederla parcheggiata in cortile”, specifica Beppe per spiegare perché tanta fretta nel disfarsi del mezzo. “Come fa Olindo a confessare di aver dato delle pugnalate con il suo coltellino a scatto sulla testa di Valeria [Frigerio, ndr]”, scrive in conclusione Castagna dopo aver elencato tutti gli elementi non considerati nel documentario eppure utili per confermare la condanna di Rosa e Olindo. Quelle ferite infatti, ricorda, non erano state notate nemmeno dal medico legale e verranno rievocate solo al processo grazie alla testimonianza del perito di parte.

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