La famiglia, percepita e descritta spesso in un’ottica prevalentemente negativa, come un coacervo di incombenze e vincoli alienanti, di tensioni, conflittualità e lacerazioni che finiscono col renderla fragile, perdente, infelice… potrebbe apparire un fenomeno in via di estinzione. “Vittima della cultura individualista” l’ha definita Papa Francesco (Giornata mondiale dei nonni 2024) sottolineandone tuttavia, al contempo, il valore decisivo, la sua caratteristica vitale e essenziale per l’umanità di ogni tempo: “La famiglia è la prima e più radicale contestazione all’idea che ci si possa salvare da soli” ha affermato, mettendo a fuoco un’esigenza primordiale dell’essere umano, la sua domanda dell’Altro da sé nel superamento di una solitudine infeconda e distruttiva.
In effetti proprio la possibilità di formare una famiglia, pur nella previsione di problemi da mettere in conto, oggi rappresenta per molti giovani un’aspettativa desiderabile. Lo raccontano i dati di una ricerca presentata durante il Meeting di Rimini a una tavola rotonda moderata da Domenico Menorello, presidente di “Ditelo sui tetti”, network di associazioni che ha promosso l’evento. “Per oltre il 65% dei giovani la famiglia è la cellula fondamentale della società e si fonda sul matrimonio. Solo uno su dieci manifesta disaccordo con questa tesi” ha dichiarato il professore di statistica sociale dell’Università di Padova Mario Bolzan, aggiungendo che “per il 60% dei giovani la famiglia è in grado di tenere di fronte alle sfide dei tempi e non rinuncia all’idea di poterne un giorno formare una propria”.
La notizia di una propensione della società differente da quella solitamente prefigurata, supportata da dati numerici inequivocabili, ha messo in luce la famiglia secondo una visione globale, non appiattita solo su problematiche organizzative o mancate riforme: “La questione sociale oggi è una questione antropologica” ha ricordato Menorello citando Benedetto XVI e aprendo la riflessione sull’essenza alla radice dell’affettività e della generatività.
Le abissali profondità dell’amore fra l’uomo e la donna sono state quindi scandagliate da suor Gloria Riva, biblista e scrittrice, attraverso la vicenda di due famosi artisti, Auguste Rodin e Camille Claudel, protagonisti di un innamoramento fulmineo e travolgente, che nonostante l’unità sperimentata attraverso la straordinaria affinità artistica, non reggeranno l’urto di insuperabili contraddizioni. Un epilogo doloroso che tuttavia si traduce in una nuova scoperta: solo un rapporto verginale, che lascia spazio allo stupore meraviglioso di fronte all’altro, compie un’unità vera e profonda fra l’uomo e la donna, una vocazione all’incontro con Dio tradotta con particolare efficacia nell’opera di Rodin intitolata “La mano di Dio”. Ricorrendo inoltre alla creatività dello scultore Henry Moore, suor Gloria ha approfondito il tema della responsabilità dei genitori, primi e insostituibili protagonisti di un’avventura educativa condivisa. Un richiamo decisivo, oggi non sempre recepito e realizzabile di fronte al quale molti genitori si sentono impreparati e tendono a minimizzare il loro ruolo, delegando il compito educativo alla scuola o ad altri ambiti formativi.
Del resto il latente desiderio di famiglia, affiorato nel report del professor Bolzan, non elimina certo il peso di problemi e disfunzioni ancora irrisolti che nel tempo rischiano di sfibrare le energie inducendo ad archiviare sogni che appaiono irrealizzabili: “La volontà di costruire una famiglia con figli rimane alta ( il 94% favorevole) seppur poi tenda progressivamente a calare nel tempo a causa delle difficoltà incontrate nel percorso di transizione alla vita adulta – ammette l’esperto di statistica –. L’affermazione sulla centralità del matrimonio trova l’accordo di quasi il 70% dei giovani con genitori coniugati, ma scende al 45% tra chi ha sperimentato il fallimento del matrimonio dei propri genitori”.
Anche sul tema sempre dibattuto dei tempi di conciliazione fra lavoro e famiglia si registra la distanza fra aspirazioni che aleggiano nel cuore e nella mente delle donne e la frustrazione che incombe nelle loro giornate sovraccariche di impegni e di stress che spesso generano conflittualità. Sempre seguendo la narrazione che affiora dai dati, infatti, 7 donne su 10 pensano che una madre lavoratrice possa stabilire un buon rapporto con i figli come una madre che non lavora, ma l’83% delle donne è insoddisfatta della divisione dei lavori domestici, con inevitabili incomprensioni tra coniugi e con i figli. Il fenomeno non certo inedito, che denuncia una certa trascuratezza nell’affronto di nodi critici in un momento di allarmante denatalità e di emergenza educativa che si trascina da anni, oggi lancia un segnale chiaro e un appello a tutta la società e al mondo politico.
Il bisogno emerso, l’urgenza di sostegno alla famiglia cellula vitale della società, necessita di “alleanze vive”, come ha testimoniato Giuseppe Salvato, vicepresidente dell’Associazione Nonni 2.0 puntualizzando il senso e il valore dell’alleanza fra le generazioni che rappresenta una crescita, il maturare di una storia. “Il primo modo per sostenere la famiglia nelle sue decisioni e nei suoi compiti – ha suggerito Salvato – è proprio quello di far crescere negli sposi la consapevolezza che non sono soli e che appartengono a una storia che merita di essere continuata. Ricordargli che possono contare sul sostegno di persone che, grazie alla loro lunga e spesso dura esperienza, sono in grado di aiutarli e confortarli all’occorrenza”.
Il sostegno dei nonni, che in Italia sono circa 11 milioni, ha inoltre una significativa valenza sociale ed economica: sono ancora una volta i dati numerici a rivelare che – come attesta uno studio effettuato su 11 Paesi europei – la disponibilità dei nonni a offrire assistenza anche occasionale ai nipoti produce un positivo effetto sulla natalità del primo figlio nelle giovani coppie.
Nell’intreccio di idealità, problemi aperti e proposte profilate come sfide irrinunciabili, il tentativo segnalato nel titolo della tavola rotonda “È bene che la famiglia non sia sola” è parso non solo credibile e possibile, ma già per certi versi tradotto in espressioni e fatti concreti. Il segretario generale della CISL Luigi Sbarra ha delineato la volontà di un cambiamento che prende le mosse “dal basso”, dai protagonisti reali e dalle “alleanze vive” già in campo, ma spesso lasciate ai margini nei contesti decisivi. “Il lavoro vive attraverso le persone, diventa sempre più comunità. Le persone, soprattutto i giovani, producono ricchezza” ha detto Sbarra lanciando una vera scommessa sul lavoro, fattore di forte coesione, di ripresa economica e di nuove progettualità tese a contrastare l’inverno demografico. “Occorre una consapevolezza diffusa tra le forze politiche, i livelli istituzionali, il sistema delle imprese, le organizzazioni sindacali, le associazioni e i movimenti. Bisogna fare di questo una grande priorità, rimettere al centro il valore e il significato della famiglia, costruendo condizioni affinché tanti giovani possano, attraverso il lavoro, diventare riferimento e prospettiva per il Paese”. Un’inversione di tendenza che sembra cancellare l’obiezione ricorrente basata sulla mancanza di risorse da erogare secondo ottiche assistenziali. Del resto già Bolzan fra i suoi numeri aveva evidenziato, esaminando un’indagine relativa alla Francia, il vantaggio delle politiche a sostegno della famiglia anche in termini economici: “Ogni euro dato ad associazioni di mediazione familiare rende fra i 5 e gli 11 euro di mancate spese”.
Insomma, ha preso corpo l’idea di un nuovo inizio sui temi sociali collegati alla famiglia: “Dovremmo lasciarci alle spalle definitivamente un Novecento carico solo di pregiudizi, contrapposizioni, antagonismi e massimalismi, per favorire, attraverso il dialogo, la costruzione di una prospettiva che guardi al bene comune delle persone” ha ribadito Sbarra, che, ritenendo di grande interesse tutte le proposte formulate dal Network e dal Meeting per sostenere alleanze vive con la famiglia, ha garantito l’appoggio della CISL. Ha poi proseguito illustrando la proposta di legge dello stesso sindacato che punta a dare attuazione all’articolo 46 della Costituzione, promuovendo una partecipazione più attiva dei lavoratori nella gestione delle aziende. Ha inoltre posto l’accento sulla necessità di politiche che favoriscano la conciliazione tra vita e lavoro, come il lavoro agile e i congedi parentali, e ha lanciato un appello per un maggiore impegno da parte delle istituzioni e delle imprese nel sostenere la natalità e la genitorialità. “In questi ultimi anni – ha ricordato – abbiamo trattato con gli ultimi due governi in modo particolare forme di agevolazione alle assunzioni per le donne, abbiamo costruito misure di sostegno alla famiglia che nei prossimi mesi dovranno costituire la cornice di riferimento per la nuova legge di stabilità. Io penso, per esempio, ai bonus e ai sostegni alle famiglie, soprattutto alle donne lavoratrici, all’esperienza della detassazione della contrattazione di secondo livello, soprattutto collegata ai premi di risultato, agli accordi di welfare negoziale”.
Sulla dispersione scolastica, altra nota dolente che mette in crisi i giovani incrinando la vitalità sociale, è intervenuta Elena Donazzan, neoeletta al Parlamento europeo, che ha descritto un progetto già realizzato dal 2005 al 2020 quando è stata assessore all’Istruzione nella Regione Veneto. Considerando il disagio disegnato sui volti dei ragazzi, visibilmente demotivati e tristi, costretti nella gabbia di un sistema scolastico distante dalla loro reale umanità, ha attivato un percorso di condivisione e conoscenza dei bisogni che ha ribaltato la situazione: “In pochi mesi gli stessi ragazzi erano cambiati – ha raccontato –. Avevano trovato accoglienza, erano stati accompagnati, qualcuno si era preso cura di loro” ha raccontato indicando anche la creazione di una “ scuola per i genitori” di concreto supporto alle famiglie spesso provate dai fallimenti dei figli.
Progetti, testimonianze e una forte tensione ideale. In effetti l’incontro ha presentato la traccia di proposte concrete che verranno avanzate ai decisori per dare maggior forza al sostegno attivo dei “Nonni”, a luoghi di lavoro attenti a chi ha famiglia con figli e a una scuola che coinvolga di più la famiglia e dia più possibilità di scelta. Un flusso ininterrotto di provocazioni, puntualizzate in conclusione da Domenico Menorello, che ha sintetizzato l’evento illuminandone l’immagine complessiva e variegata, una sorta di puzzle che lascia spazio a nuove e tessere, che continuerà a creare nuove sinergie e piste di impegno per un futuro già iniziato.
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