La transizione demografica italiana si sta pericolosamente avvitando su se stessa, erodendo le basi per il funzionamento dell’economia (calo della popolazione in età da lavoro) e per la riproduzione biologica e sociale (calo delle donne in età fertile). Per evitare che tale erosione diventi irreversibile è necessario dispiegare un’ambiziosa e articolata strategia di contrasto, che incida soprattutto sulla natalità, consentendo alle coppie italiane di realizzare quelle aspirazioni di genitorialità – confermate da tutti i sondaggi – che sono oggi frustrate da troppi ostacoli.
È stata presentata a Roma quella che si è definito l’agenda FAST: un insieme di priorità che riguardano il sostegno economico alle famiglie (F), gli asili nido (A), i servizi alle persone (S) e i tempi di lavoro e di vita (T). L’acronimo FAST evoca non solo gli obiettivi di sostanza, ma anche l’urgenza con cui è necessario intervenire. La prima sfida che il nostro Paese deve affrontare è proprio quella della percezione, della presa di coscienza di un problema enorme, che ci mette in gioco come comunità politica. E con il contributo di esperti che hanno partecipato al rapporto i quattro fronti di intervento, individuando le priorità più evidenti, sono stati approfonditi e condivisi nelle possibili soluzioni in una giornata di studio presso il Centro Studi Americani.
Per le Famiglie bisogna avere il coraggio di affermare, e dunque averne la consapevolezza, che da decenni si sono sottratti fondi alle politiche pubbliche per il sostegno dei figli e della famiglia assegnando come welfare all’italiana solo il 4% dell’intera spesa sociale, che è la metà di quella media europea, e in termini di maternità e figli è dedicato circa l’1% che è pari solo a 1/17 di quanto è destinato invece alle pensioni. Occorre ripensare evidentemente in termini di priorità l’assegnazione delle risorse.
È fondamentale estendere la durata del congedo per i padri. Portare all’80% il tasso di sostituzione del congedo parentale. Introdurre forme di congedo flessibile. Rafforzare i congedi per i lavoratori autonomi. Ricalibrare importi e modalità di accesso all’AUUF (Assegno Unico e Universale per i Figli).
Per gli asili nido bisogna realizzare pienamente gli obiettivi del Pnrr e del Pangi (Piano di azione nazionale per l’attuazione della Garanzia infanzia), incrementare risorse per la gestione degli asili, azzerare le rette d’iscrizione per le famiglie a reddito medio-basso, introdurre il diritto di ciascun bambino a ricevere servizi di educazione e assistenza nella prima infanzia.
Riguardo i servizi, occorre realizzare la riforma della non autosufficienza, lanciare una strategia per il rafforzamento e l’espansione dei servizi alle famiglie e seguire l’esempio francese. Va creata un’agenzia nazionale per i servizi alle persone, con voucher-servizi, uffici locali “Italia servizi”. Infine, servono sostegni e incentivi all’economia sociale e va lanciata una strategia di riorganizzazione dei tempi e degli orari per promuovere lavoro e famiglie sostenibili.
Sulle tendenze demografiche come primo passo vi è la creazione di un Osservatorio permanente così come per la parità di genere e l’inclusione dei giovani. La questione demografica (in particolare, degiovanimento e natalità) ha valenza trasversale, si tratta di una dimensione che deve essere considerata e integrata in tutte le politiche pubbliche (secondo l’approccio mainstreaming). Ciò comporta il superamento dell’approccio in base al quale ciascun ambito funzionale ha le proprie strutture di governance dedicate. La trasversalità richiede anch’essa una struttura di governance che possa penetrare all’interno di tutti gli ambiti funzionali rilevanti e – quando necessario – imporsi sugli organismi di settore.
I Paesi Bassi hanno, ad esempio, istituito nel 2022 un Comitato permanente sul mutamento demografico, che è stato indicato come benchmark dall’Unione europea. Noi non possiamo fare i conti con quanto è stato dimostrato da autorevoli economisti: per un assegno unico che aiuti la famiglia l’importo attuale è drammaticamente sottodimensionato e per fare un salto di qualità a ogni famiglia va corrisposto un assegno unico mensile tra i 680 e 790 euro. Spendiamo circa 20 miliardi l’anno meno di altri Paesi e la nostra classe politica è molto focalizzata sulla categoria dei pensionati, non ha coraggio o lungimiranza per ricalibrare la spesa per famiglie e minori.
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