Un’intera famiglia suicida a Montreux, in Svizzera: la notizia che giunge dal Paese elvetico è a dir poco agghiacciante, a maggior ragione se viene analizzata in tutte le sue pieghe e viene messa in luce la ragione del gesto anticonservativo collettivo messo in atto dall’intero nucleo. La polizia del Canton Vaud ha infatti reso noto che padre, madre, due figli di 15 e 8 anni e la loro zia, sorella gemella della madre, si sono gettati dal balcone del loro appartamento situato al settimo piano dell’edificio nel quale risiedevano, uno dopo l’altro. Sono morti tutti, eccezion fatta per il 15enne, che si trova tuttavia in coma.
Come si legge sul “Corriere della Sera”, la famiglia suicida “era ossessionata da teorie del complotto, temeva qualunque contatto con l’esterno e aveva la casa stipata all’inverosimile di scorte di cibo, quasi che pensasse di dover resistere a un lungo assedio”. Gli accertamenti condotti dagli inquirenti hanno indotto questi ultimi a escludere definitivamente il coinvolgimento di terzi in questo tragico episodio avvenuto presso la loro abitazione di Avenue du Casinò, sul lago di Ginevra.
FAMIGLIA SUICIDA A MONTREUX: UN VICINO DI CASA HA VISTO I CORPI CADERE NEL VUOTO
Sul terrazzo della casa della famiglia suicida è stata trovata una scaletta e, peraltro, i vari componenti del nucleo si sarebbero tuffati nel vuoto uno dopo l’altro in appena cinque minuti. Ci sono però dettagli oscuri, come sottolineato ancora dal “Corriere della Sera”: “La famiglia era originaria della Francia, si era trasferita a Montreux nel 2016, la figlia minore non era stata nemmeno iscritta all’anagrafe locale. Lei e la madre risultavano addirittura trasferitesi in Marocco da alcuni anni”.
Inoltre, come anticipato poche righe fa, “gran parte dei locali della casa era piena di scorte di generi alimentari o di prima necessità. Né i genitori, né i ragazzi avevano contatti con il mondo esterno, vivevano in una sorta di eremitaggio, con pochissimi contatti con i vicini. Il padre sarebbe stato ossessionato da teorie cospirazioniste, credeva di essere controllato, evitava ogni contatto, per sé e per i suoi congiunti”. Il giorno del suicidio, la polizia avrebbe citofonato alla famiglia per notificare una convocazione ai genitori da parte delle autorità scolastiche, vista la prolungata assenza del figlio maggiore. Nessuno ha però aperto e, poco dopo, un vicino ha visto i corpi cadere nel vuoto in rapida successione.