Nicola Zingaretti positivo al tampone del coronavirus è l’emblema della maggioranza di governo: un gruppo di partiti che non riescono a controllare l’epidemia al loro interno, figurarsi nel Paese. Nessuno, nemmeno gli avversari politici, ha infierito sul malcapitato segretario democratico nonché governatore del Lazio, costretto per i prossimi 15 giorni a fare quello che molti italiani sognano: lavorare dalla poltrona di casa, in isolamento. Ma il fair play che ha circondato Zingaretti non copre il panico che si è diffuso nella Roma della politica e della tv, visto che il leader dem l’altro giorno è stato in studio da Bruno Vespa.



Stavolta non c’entra il Salvini di turno che non perde occasione per attaccare il governo. È la stessa maggioranza che offre l’immagine di un Paese in estrema difficoltà. E il bollettino medico zingarettiano arriva all’indomani della discesa in campo del Quirinale: dopo le ripetute esternazioni di Giuseppe Conte, è stato Sergio Mattarella a lanciare un messaggio agli italiani perché restino uniti ma prudenti e si sottomettano alle gravi misure decise dal governo.



Il virus ha cancellato di colpo le fibrillazioni politiche ma ha evidenziato la debolezza strutturale dei suoi protagonisti. Lo si è visto nel pasticcio scoppiato il giorno della chiusura delle scuole, con la fuga di notizie incontrollata e lo scontro interno, emerso in seguito, tra chi voleva scelte ancora più drastiche (tra cui il Pd di Zingaretti, manco si sentisse che la scoppola era in arrivo) e i timori di Palazzo Chigi di spaventare troppo la gente. Così, l’altro giorno, secondo un’aurea tradizione cerchiobottista, dapprima il governo ha assunto decisioni senza precedenti (anche in tempo di guerra le scuole restavano aperte) e poi Conte è andato in tv a rassicurare.



Oggi le emergenze sono due, sanitaria ed economica, e il governo continua a oscillare nell’incertezza su quale vada presa di petto. Un giorno si crea allarme, il giorno dopo si tenta di normalizzare la situazione. Seguendo questo andazzo, gli italiani tengono i figli a casa da scuola e non vanno più al cinema, ma continuano ad affollare bar, pizzerie, discoteche e centri commerciali. D’altra parte, la situazione peggiora drammaticamente: ieri, in un giorno solo, oltre 1.000 contagi. Dopo aver chiuso i tribunali e annunciato 20mila assunzioni nella sanità, oggi, preceduta da una clamorosa anticipazione a mezzo stampa del nuovo decreto, l’intera Lombardia diventa zona rossa, mentre dagli ospedali di tutta Italia si leva il grido di dolore di strutture e personale ai limiti della resistenza. E gli anestesisti lombardi paventano una “catastrofe sanitaria” per mancanza di attrezzature in grado di reggere il numero di pazienti che potrebbero presentarsi.

Se la situazione sanitaria si aggravasse, Conte non potrebbe più continuare a barcamenarsi tra le due emergenze, peraltro senza offrire sostegno significativo al mondo produttivo. È ipotizzabile un suo avvicendamento? Al momento è difficile, Mattarella ha fatto quadrato attorno al premier mobilitando anche le forze di opposizione per puntellare l’immagine di un Paese disastrato. E poi non è detto che il rimpiazzo sia pronto. Il nome più probabile, Mario Draghi, aveva fatto capire che da “riserva della Repubblica” si riteneva più adeguato per il Quirinale che per Palazzo Chigi, soprattutto se sostenuto dalle maggioranze eterogenee e ballerine prodotte dal ritorno al proporzionale. Ma davanti a un’emergenza mai vista, forse anche l’ex presidente della Bce potrebbe scendere dall’Aventino in cui si è ritirato.

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