Carlo Fidanza si autosospende da Fratelli d’Italia. L’eurodeputato e capodelegazione del partito di Giorgia Meloni al Parlamento europeo fa un passo indietro dopo la pubblicazione dell’inchiesta giornalistica di Fanpage sulla campagna elettorale in vista delle elezioni comunali di Milano da cui emerge un quadro inquietante, tra presunti soldi in ero e fan di Hitler. «Ritengo opportuno autosospendermi da ogni ruolo e attività di partito al fine di preservare Fratelli d’Italia da attacchi strumentali», dichiara Fidanza. Inoltre, smentisce di aver ricevuto finanziamenti irregolari e di aver avuto un atteggiamento «estremista, razzista o antisemita». Dopo il servizio mandato in onda ieri da Piazzapulita, Fidanza ribadisce che al giornalista “infiltrato” aveva indicato di contribuire alla campagna elettorale «secondo le modalità previste dalla normativa vigente», in più occasioni «che purtroppo non sono state mandate in onda». Proprio il fatto che questi colloqui non siano stati trasmessi integralmente per Fidanza «la dice lunga sulla serietà di questa inchiesta e contribuisce a dare di me e della mia attività politica un’immagine totalmente distorta».
FIDANZA SI DIFENDE (E AUTOSOSPENDE)
Per questo Carlo Fidanza vuole difendersi in sede civile e penale. «Semmai, nelle immagini pubblicate, ironicamente contestavo proprio le inaccettabili affermazioni a suo dire goliardiche di Roberto Jonghi Lavarini, che non hanno né possono avere alcuna cittadinanza in Fratelli d’Italia». Peraltro, l’eurodeputato ha evidenziato che il predetto non è né iscritto nel partito né vi ricopre alcun ruolo. «Ho avuto più volte occasione di polemizzare con Paolo Berizzi per alcune sue campagne di stampa (da qui l’ironia mostrata nel video), ma naturalmente giudico inaccettabile che un giornalista debba vivere sotto scorta per le minacce ricevute e per questo, pur nella irrinunciabile diversità di opinioni politiche, gli esprimo la mia solidarietà sincera». Ma Fidanza si associa alla richiesta di Giorgia Meloni di ottenere i filmati integrali affinché vengano visionati dagli organi competenti del partito. Nel frattempo, si autosospende «da ogni ruolo e attività di partito al fine di preservare Fratelli d’Italia da attacchi strumentali».
INCHIESTA DI FANPAGE SU FRATELLI D’ITALIA
L’inchiesta di Fanpage nasceva tre anni fa, nel 2019. Un giornalista si è infiltrato fingendosi un uomo d’affari. Nella prima puntata, trasmessa ieri, Carlo Fidanza appare mentre parla del candidato sindaco del centrodestra Luca Bernardo («Abbiamo fatto qualche ca*zata anche noi, abbiamo messo un capolista un po’ particolare. Mai come in questo caso il vecchio motto montanelliano del turarsi il naso è la cosa da fare»), prende in giro il giornalista sottoscorta Paolo Berizzi e spiega con Roberto Jonghi Lavarini (già candidato alla Camera con il partito di Giorgia Meloni nel 2018 e condannato nel 2020 a due anni per apologia del fascismo) un modo per dare al partito dei soldi in nero per finanziare la campagna elettorale. Ma nelle serate si parla di tutto, infatti gli esponenti si definiscono «una allegra brigata nera», si sente dire «boia chi molla» e «camerata», ci sono saluti gladiatori e chi rivendica la patente di vera «fascista». Quindi, ci sono le «lavatrici per il black», una serie di «imprenditori con il giro di nero» e anche «un gruppo esoterico con massoni, ammiratori di Hitler ed ex militari» nell’inchiesta di Fanpage su Fratelli d’Italia.
Ma la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, prima di prendere posizione vuole il girato di 100 ore. Non è tardata ad arrivare la replica di Fanpage, che «ribadisce che i filmati mandati in onda non sono stati in alcun modo costruiti artatamente, né contengono manipolazioni o costruzioni denigratorie. Fin da ora, siamo disponibili a un confronto con l’onorevole Giorgia Meloni o altri rappresentanti di Fratelli d’Italia».