Un’improbabile telefonata tra la nostra Giorgia nazionale e la Premier britannica Truss per dare vita a una collaborazione tra i due Paesi, ma che sa molto anche di alleanza strategica.
Il contenuto? più o meno di questo tenore…
“Ciao Giorgia, sono Liz, come stai? Congratulazioni! Finalmente una donna Premier in Italia”.
La Meloni : “Ti ringrazio Elizabeth è stata dura battere i comunisti, ma ora sono qui…”
A questo punto la Premier britannica incalza e prosegue.
“Senti Giorgia cosa ne pensi di mettere ITA in mano a British Airways? Non pensi che sarebbe un modo per avviare dei buoni rapporti tra le nostre due nazioni e così facendo ci liberiamo dei francesi e dei tedeschi in un sol colpo?”.
La Meloni per un momento tergiversa, ma poi con fermezza risponde alla Truss.
“Grazie Elizabeth, credo che sia una grande idea! Di questi francesi e tedeschi io non mi fido, ce la facciamo in due-tre settimane a mettere a punto un progetto?”.
Ecco si devono essere dette più o meno queste parole due delle donne, oggi, più potenti d’Europa.
Da una parte c’è Mary Elizabeth Truss, Primo ministro britannico, e dall’altro capo del filo a rispondere c’è Giorgia Meloni, Premier in pectore del nostro Paese.
Ovviamente come abbiamo premesso stiamo lavorando solo di fantasia…
Ma vogliamo continuare a fantasticare e vi vogliamo raccontare una storia che comincia qualche giorno fa, dopo che Giorgia Meloni, indicata dal popolo di centrodestra per guidare il nostro Paese, riceve una telefonata interessante proprio dal Primo ministro britannico, Mary Elizabeth Truss. In quel colloquio le due donne, che tra l’altro si stimano reciprocamente, parlano della vittoria elettorale del centrodestra in Italia, parlano di Putin e della guerra in Ucraina, di politica energetica, di Brexit, di economia, di questioni sociali e poi di turismo ma anche di trasporto aereo.
Truss e Meloni sono due politiche di lungo corso che hanno sostanzialmente le stesse visioni del mondo e quindi hanno molto da esprimere anche in termini di idee e di competenze.
Due donne che potrebbero stringere un’alleanza importante proprio sul versante atlantista, in particolare questa iniziativa farebbe molto comodo alla Meloni che viene spesso tacciata di essere anti-americana e gli stessi statunitensi la definiscono un problema per i futuri rapporti tra il nostro Paese e gli Stati Uniti. Ecco, quindi, che un’alleanza con gli inglesi non solo aprirebbe alla Meloni, e quindi al nuovo Governo, le porte verso un mercato ristretto, ma avvicinerebbe di molto il nuovo esecutivo agli americani grazie proprio alla mediazione della Truss.
Ma arriviamo alla ciliegina sulla torta: chi ci dice che in quel colloquio non abbiano trovato una quadra proprio su ITA per avviare questa collaborazione?
Se analizziamo l’operazione British Airways da un punto di vista industriale l’idea è tutt’altro che campata in aria. British Airways fa parte di IAG (International Airlines Group) che è una holding di diritto spagnolo quotata in borsa e che ha al suo interno alcune delle più importanti compagnie aeree internazionali, quali per l’appunto British Airways, Iberia, Air Lingus, Vueling e FlyLevel, oltre a tutta una serie di altre società che si occupano di advisoring, di manutenzione, di transizione ecologica e di fidelizzazione.
IAG, inoltre, ha come principale azionista seppur di minoranza il Fondo Sovrano del Qatar che nel tempo ha investito nella holding svariate centinaia di milioni euro.
Se andassimo ad analizzare il mercato e la galassia delle alleanze del trasporto aereo in Europa, ci renderemmo conto che le più importanti operazioni di acquisizione societaria aeronautica si stanno giocando proprio qui, in particolare tra l’Italia e il Portogallo. La compagnia Aerea TAP Air Portugal infatti in queste ultime ore è oggetto di cessione, e in corsa per l’acquisizione ci sarebbero proprio il Gruppo Lufthansa che si vede contrapposto al Gruppo Air France-Klm anch’esso interessato ad acquisire il vettore di Lisbona.
La cessione di TAP ad uno di questi due gruppi metterebbe la compagnia aerea Iberia nella difficile situazione di dover difendere un fortino particolarmente ricco, quello dei voli dalla Spagna verso il Sud America che è uno dei mercati maggiormente remunerativi per il vettore spagnolo. Se ci fosse un rafforzamento di TAP a seguito della sua cessione, Iberia, commercialmente, si ritroverebbe stritolata tra due fuochi, quello francese e quello tedesco nel caso di cessione a Lufthansa oppure di un unico concorrente se la partita di TAP andasse a esclusivo appannaggio di Air France.
Ecco quindi che l’acquisizione di ITA da parte di IAG con un progetto di spacchettare la compagnia in due tronconi – uno per il corto raggio e uno per il lungo raggio, magari riprendendo il marchio Alitalia – da parte di una soggetto diverso da Lufthansa-Air France-Delta, come ad esempio British Airways, non solo rilancerebbe il trasporto aereo italiano, ma fornirebbe nuovo ossigeno a Iberia per rafforzare il mercato spagnolo più ricco e consentirebbe alle compagnie aeree partner come Vueling, British Airways e Air Lingus di utilizzare gli hub di Fiumicino e Malpensa per valorizzare altri direttrici di traffico e sviluppare ulteriormente Linate per i collegamenti punto a punto.
Senza contare che gli investimenti che IAG potrebbe garantire in termini di risorse e di flotta consentirebbero alla compagnia aerea italiana di gestire un ottimo margine operativo. Prendendo spunto da alcuni articoli pubblicati in questi giorni dai principali quotidiani nazionali proprio sulla vendita della quota di maggioranza di ITA Airways al Fondo Certares, stiamo assistendo per l’ennesima volta alla svendita agli americani di una pezzo della nostra italianità.
Già nel processo di privatizzazione di Alitalia bloccato da Berlusconi nel 2008 con l’operazione “capitani coraggiosi”, avevamo consegnato ai francesi e in parte agli americani il nostro mercato più ricco, cioè quello del lungo raggio sul Nord America, per poi oggi rifiutare l’offerta di Lufthansa con MSC che forse avrebbe ridato grande spazio a ITA per crescere, soprattutto su Roma Fiumicino e creare quella sorta di competizione con gli americani proprio su quelle rotte che anni addietro gli avevamo regalato a mani basse.
In queste ore il Fondo Certares assieme ai rappresentati di Delta e Air France si sono recati negli uffici di ITA in pompa magna per accedere alla data room in modo da poter determinare un’offerta definitiva per la compagnia aerea detenuta dal tesoro, ma ci sono delle questioni che in qualche modo potrebbero rallentare questo processo decisionale. Il Fondo Certares ha chiesto e ottenuto di poter lavorare con ITA in via esclusiva in modo da concretizzare l’offerta per l’acquisizione del 51% della compagnia di bandiera italiana.
L’opzione per il Fondo Certares per trattare in esclusiva con Ita è scaduta il 30 settembre 2022, ma è stata recentemente rinnovata dal Mef per un altro mese fino al 31 ottobre 2022, tra le ire dello stesso Mef che si è visto costretto a richiamare all’ordine Lazzerini e Altavilla (CEO e Presidente di ITA), rei di non aver collaborato a pieno con i potenziali acquirenti. La risposta del management ITA non si è fatta attendere e si è difeso affermando che pur avendo sottoscritto dei patti di riservatezza, Delta e Air France di fatto sono ancora dei concorrenti e che la data room era riservata al solo Fondo Certares.
La nostra sensazione è che la questione sia leggermente più complicata di quanto ce la vogliono far credere.
Il Mef, infatti, in queste ultime ore sembra aver dato mandato a una delle più importanti società di Head Hunter per identificare le figure più adatte a ricoprire gli incarichi all’interno del nuovo CDA di ITA. Si parla di ruoli da Amministratore delegato e da Consigliere con delega per gli affari economici e finanziari. Per il ruolo di vertice, invece, si ipotizza un ticket: alla presidenza di ITA al posto di Altavilla dovrebbe arrivare Luigi Gubitosi, che nel 2017 aveva ricoperto l’incarico di Commissario Straordinario in Alitalia, mentre lo stesso Altavilla dopo le operazioni di privatizzazione di ITA dovrebbe per l’appunto approdare in TIM-Telecom. Il tutto inglesi permettendo.
Secondo noi, la strada per arrivare alla privatizzazione della compagnia di bandiera è ancora lunga e molto impervia e non risparmierà ulteriori e clamorosi colpi di scena.
Per questa storia, che ovviamente è puramente inventata, noi ci immaginiamo un finale più da “love story”, dove ITA viene ceduta agli inglesi, viene reintrodotto il marchio Alitalia e dall’alto delle scaletta di un aereo con la coda tricolore i nostri piloti dall’alto mandano un “ciao ciao” ai tedeschi e ai francesi che inesorabilmente rimarrebbero a bocca asciutta. La nostra compagnia aerea finalmente si sviluppa in modo adeguato e crea quel connubio Italia-Alitalia che tutti noi vorremmo rivedere con orgoglio nei cieli di tutto il mondo.
Ma purtroppo queste sono solo tutte fantasie di una romantica visionaria.
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