Il 23 aprile Mediaset ha comunicato di aver incrementato la propria partecipazione nel gruppo televisivo tedesco Prosiebensat del 4,1% portando la partecipazione totale al 24,9%. Per salire oltre il 25%, come già fatto per il sorpasso del 20%, Mediaset dovrà chiedere un’autorizzazione all’antitrust di Berlino. La “scalata” è partita nella primavera del 2019, con l’acquisto di una quota poco inferiore al 10%, ha avuto un’altra puntata a novembre con il ritocco al 15% e poi un’accelerazione improvvisa nelle ultime settimane dal 23 marzo; in un mese la partecipazione è salita di un altro 10%.



Il coronavirus ha messo la notizia ai margini dell’attenzione mediatica e politica anche se esborsi finanziari di questi tipo, 200 milioni di euro circa in un mese, in una fase di profonda recessione economica, dovrebbero attirare l’attenzione. Mentre tutti tentano di salvare la pelle e gli introiti pubblicitari collassano, Mediaset si lancia in un’operazione in grande stile a colpi di centinaia di milioni di euro da un Paese che avrà il peggior Pil d’Europa. È inutile davvero precisare quanto sia “politico” il business televisivo. Lo abbiamo visto persino nella chiara resistenza del sistema spagnolo su Mediaset Espana. Figuriamoci i tedeschi. Le velleità europee di Mediaset vengono da lontanissimo e si sono sempre infrante sia sulla naturale resistenza dei sistemi Paese a vedere imprenditori esteri padroni di televisioni locali, sia, nel caso del gruppo italiano, per le direttissime implicazioni politiche.



Nel marasma generale, mentre Berlusconi torna improvvisamente al centro della politica nazionale, nessuno ha più niente da eccepire. Nemmeno un articolo che noti la stranezza finanziaria e di coincidenze. Niente da eccepire nemmeno in Germania sul passaggio “di mano” del principale gruppo nazionale. Eppure il sistema tedesco è chiuso normalmente appena di meno di quello francese. Qua però si toccano davvero i nervi scoperti di un sistema Paese.

Allora la “cattiveria gratuita” ci viene davvero scontata. Non sarà mai che la svolta iper europeista di Berlusconi, iper governativa, iper stabilizzante del Governo “ursula” benedetto, come riportato da autorevoli fonti, da Angela Merkel in agosto sia in qualche modo legata alla scalata su Prosiebensat? Un’operazione che “gratis”, ovviamente politicamente, sarebbe stata impensabile? Nella primavera del 2019, quando tutto è iniziato, dalla Germania arrivava una reazione gelida come quando un lontano parente si presenta non annunciato in orario di pranzo. Adesso invece nella crisi peggiore dal ’29 nessuno dice niente. Anzi, Mediaset diventa “nei fatti” l’azionista di riferimento del gruppo tedesco.



Un’operazione che a qualsiasi latitudine non potrebbe mai avvenire senza un silenzio assenso del sistema politico. Figuratevi se le televisioni passano di mano come se fossero aziende di caramelle… Allora, banalmente, perché nessuno in Germania batte un colpo? E nel frattempo cosa sta succedendo sullo scenario politico italiano? Notate riposizionamenti? Non solo in chiave “europea”, ma in una particolarissima versione della chiave europea. Una per esempio che esclude un presidente del Consiglio che con la Germania avrebbe sicuramente un rapporto più “dialettico” e che metterebbe la Germania di fronte a un partner concorrente più pericoloso. Per esempio l’ex governatore della Bce.

Leggi anche

VACCINI COVID/ Dalla Corte alle Corti: la neutralità che manca e le partite aperteINCHIESTA COVID/ E piano pandemico: come evitare l’errore di Speranza & co.INCHIESTA COVID BERGAMO/ Quella strana "giustizia" che ha bisogno degli untori