Caro direttore,
io spero che un paio di cose siano chiare tra i miei affezionati lettori. La prima è che siamo in guerra, ma è da vent’anni che siamo in guerra. La seconda è che, come disse Warren Buffett in una celebre intervista che cito spesso, è una guerra che è iniziata dalla classe dei ricchi contro tutti gli altri.
La guerra in Ucraina? Quella è solo una tappa, più visibile delle altre, della guerra ventennale in corso. I migliaia di morti? Non è che il Covid ne abbia fatti di meno, di morti. E il Covid non è stato un evento “naturale”, come ormai noto e riconosciuto dallo stesso Fauci: il Covid è nato in un laboratorio di massima sicurezza a Wuhan, dove tra l’altro pochi mesi prima della scoperta del Covid è accaduto un incidente della massima gravità. E a proposito di morti, sono morti anche gli altri ucraini, quelli del Donbass vittime delle azioni dell’esercito ucraino negli ultimi otto anni: e si parla di circa 15mila morti.
Tra l’altro in Ucraina stanno accadendo diverse cose che richiederebbero delle spiegazioni. Per esempio. Che ci faceva una base navale americana in Ucraina, a Ochakov? Visto che l’Ucraina non appartiene alla Nato, come mai gli americani (sembra con l’aiuto degli inglesi) hanno costruito una base navale in un Paese confinante con la Russia? E dato che tale base navale è stata completamente distrutta, come mostrano alcuni video, come mai non ne parla nessuno? Come mai non si è levata alcuna voce, nemmeno da parte americana?
Altra domanda. Che ci facevano tanti laboratori di biotecnologie in Ucraina, come documentato da numerosi video? Come mai i russi hanno trovato, e poi distrutto, ben ventisei di questi laboratori, del tutto simili a quello di Wuhan? La domanda non è più peregrina, dato che è la stessa domanda che ha fatto ufficialmente il ministro degli esteri cinese.
E si badi che non si tratta di uno scoop o di notizie riservate, perché della faccenda dei rapporti tra questi laboratori dedicati alla “riduzione delle minacce biologiche” parla serenamente il sito web ufficiale dell’ambasciata Usa in Ucraina.
E che dire della bomba nucleare sporca che gli ucraini, sempre in collaborazione con gli americani, stavano preparando presso la centrale nucleare di Zapeorizhzhia? Una brutta storia, riportata solo dal Jerusalem Post e confermata da una intervista al direttore generale della Iaea, Rafael Grossi. Sì, certo, lui parla di una postazione per esperimenti, un “generatore di neutroni”, ma è una storiella credibile come la favola di Pinocchio. Anche perché si tratta di esperimenti e laboratori completamente al di fuori della portata tecnica e scientifica degli ucraini, un tipo di esperimenti che richiedeva necessariamente la tecnologia e i capitali americani. Ricordiamoci che l’Ucraina è un Paese dove il reddito medio pro capite annuo è di 1.800 euro e che tra le attività più lucrose, oltre a quella della prostituzione, c’è quella dell’utero in affitto per ricche coppie occidentali. E che ci facevano gli americani a fare laboratori per esperimenti nucleari in Ucraina? Forse si trattava di esperimenti proibiti in patria? O semplicemente si trattava di esperimenti atti a creare incidenti proprio in quella zona o in zone limitrofe?
Sì, avete ragione cari lettori. Troppe domande scomode che non troveranno mai risposte ufficiali o ufficiose. Torniamo ai nostri commenti di economia.
La situazione economica è grave per un motivo preciso: l’inflazione è fuori controllo, dipendendo ormai chiaramente non da fattori monetari, ma da cause geopolitiche e belliche. Quindi, è fuori dal controllo diretto delle banche centrali. Ma questo non vuol dire che esse non abbiano gli strumenti per contrastare efficacemente l’inflazione. Ce li hanno, eccome.
La strada per evitare il disastro dell’inflazione è molto chiara: le banche centrali, con le loro poderose manovre finanziarie, devono provocare la crisi economica, cioè il fallimento delle aziende e l’aumento della disoccupazione, in modo da calmierare gli acquisti di beni e quindi moderare anche le pretese dei venditori di beni e servizi.
Questa è la strada maestra per impedire la crescita dei prezzi, il fallimento dell’economia e l’aumento della disoccupazione. E questo è pure il chiaro programma del Governo Draghi, che ha imposto assurde regole e norme per contrastare (a suo dire) la pandemia, mai adottate da alcun altro Governo al mondo; regole e norme che però hanno ottenuto l’obiettivo di distruggere la già pericolante economia italiana.
Ma abbiamo pure la strada maestra per evitare il disastro. La strada maestra è quella di stampare tutto il denaro che serve senza temere l’inflazione, sia perché la dannosa inflazione causata da stampa di moneta accade solo con la piena occupazione, sia perché l’inflazione impoverisce solo chi ha il denaro e non lavora, mentre non colpisce chi non ha denaro ma lavora (ovviamente con un contratto che adegui la busta paga all’inflazione). E “stampare tutto il denaro che serve” vuol dire prima di tutto che lo Stato non è costretto a chiederlo all’estero, come invece deve fare per petrolio e gas. E poi vuol dire che ne stamperà precisamente quello che serve per pagare i lavori pubblici necessari, per la sanità, per le pensioni.
Ecco, questi in fondo sono i motivi per cui si fa una guerra o un colpo di Stato o si assassina un presidente: per impedire al popolo di liberarsi di una fetta della società che ormai “lavora” come lavorano le sanguisughe. Con uno Stato di emergenza dopo l’altro (di fatto perenne) chi sta al potere rimane al potere e mentre il popolo rimane distratto dall’ennesima emergenza, adotta leggi e norme che continuano ad appesantire le aziende nazionali mentre favoriscono quelle straniere.
Ma, come già accennato in passato, penso che gli andrà male, perché in Italia c’è un piccolo resto, un manipolo di “resistenti” (magari ultracinquantenni) che si sta adoperando per costruire un mondo diverso, un modello diverso di società e di vita, un modello che un domani tutti potranno seguire. Un modello per costruire una società come quella indicata da Giorgio Agamben, una società dell’amicizia e della vicinanza dentro una società dell’inimicizia e della lontananza.
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