Sono tre le varianti Covid che suscitano maggiore preoccupazione nella comunità scientifica e che per questo vengono monitorate. Il loro nome è legato al luogo dove sono state osservate la prima volta. Lo spiega l’Istituto superiore di sanità (Iss), che ha pubblicato in questi giorni Faq anche sulle varianti, cioè domande-risposte per fare chiarezza sul tema. La variante inglese (VOC 202012/01) e quella sudafricana (501 Y.V2) sono monitorate in quanto hanno una trasmissibilità più elevata e si ipotizza anche una maggiore patogenicità, ma non ci sono evidenze riguardo un effetto negativo sull’efficacia dei vaccini per quanto riguarda la prima. Ma quella sudafricana «sembra che possa diminuire l’efficacia del vaccino» secondo i primi studi. Proprio come la variante brasiliana (P.1). Per queste ultime due si sta studiando se possa causare anche un numero maggiore di reinfezioni nei guariti da Covid.



Le mutazioni del genoma dei virus sono normali e generalmente non hanno un impatto significativo, ma alcune possono dare «un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione». Per questo motivo vengono monitorate attentamente.



FAQ ISS: MONITORAGGIO VARIANTI COVID

A tal proposito, l’Istituto superiore di Sanità (Iss) nelle Faq sulle varianti Covid spiega anche come funziona il monitoraggio in Italia. I laboratori delle singole regioni effettuano le analisi sotto il coordinamento dell’Iss. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) comunque raccomanda di sequenziare almeno 500 campioni a settimana con diverse priorità: vaccinati contro Covid che si infettano, contesti ad alto rischio (ospedali che ricoverano pazienti immunocompromessi positivi al coronavirus per lunghi periodi), casi di reinfezione, persone che arrivano da paesi con alta incidenza di varanti, aumenti di casi o cambiamento trasmissibilità in un’area, analisi di cluster e cambiamento nelle performance di strumenti diagnostici o terapie. Non tutti i test attualmente a disposizione sono in grado di individuare le varianti. Per questo «è necessario un test specifico altamente specialistico che è detto sequenziamento, in cui si determina la composizione esatta del genoma del virus».



FAQ ISS SU VARIANTI COVID: REBUS FARMACI E VACCINI

Per quanto riguarda le misure di protezione individuale, l’Istituto di superiore di sanità (Iss) nelle Faq spiega che non ci sono al momento evidenze scientifiche sulla necessità di cambiarle, quindi bisogna continuare a usare mascherine, a rispettare il distanziamento interpersonale e igienizzare le mani. «La possibilità di venire in contatto con una variante deve comunque indurre particolare prudenza e stretta adesione alle misure di protezione», precisano gli esperti. Le varianti Covid destano preoccupazione anche in relazione a farmaci e vaccini. Ci si chiede cioè se funzionano anche con queste. L’Iss spiega che al momento sono in corso diversi studi nel mondo per rispondere a questa domanda. Al momento i vaccini sembrano efficaci sulla variante inglese, mentre sembrano meno efficaci su quelle sudafricana e brasiliana. Per quanto riguarda farmaci in uso e in sperimentazione, non ci sono indicazioni definitive, ma articoli preliminari secondo cui «alcuni anticorpi monoclonali attualmente in sviluppo potrebbero perdere efficacia». Per questo i produttori di vaccini stanno studiando richiami vaccinali per migliorare la protezione contro le varianti.