Farah Tanveer a “Vieni da me” per raccontare la sua storia di rinascita. È la ragazza 21enne di origine pakistana che un anno e mezzo fa venne portata con l’inganno da Verona in patria dove fu fatta abortire del bambino di cui era incinta. Per la prima volta ne parla in tv, cominciando dal suo trasferimento in Italia con la sua famiglia. «Mi sembrava tutto così bello, come un sogno. Mi sono iscritta a scuola e l’Italia mi è piaciuta da subito. Ho iniziato dalla quarta elementare e mi sono integrata quasi subito, quasi perché non sapendo l’italiano comunicavo con l’inglese. Pensavo che sarebbe stata più dura, invece ho avuto delle maestre molto pazienti che mi hanno aiutata a imparare la lingua». Farah Tanveer si è sentita ben accolta, ma non poteva condurre la stessa vita dei suoi coetanei. «Non potevo neppure fare nuoto perché mi sarei mostrata in costume, anche se avevo nove anni. Non dovevo attirare l’attenzione col mio corpo, quindi potevo farlo solo se erano tutte donne, e così per tutte le altre attività extra-scolastiche».
L’INCUBO DI FARAH TANVEER
Farah Tanveer è arrivata a odiare l’estate perché non poteva vestirsi in maniera leggera, quindi preferiva non uscire che soffrire il caldo. «Bisognava agire come diceva mio padre, altrimenti non si poteva fare nulla». La giovane ha visto con i suoi occhi l’incubo di sua madre che non poteva uscire, se non per fare la spesa ma sempre col marito. E infatti nonostante siano passati dodici anni dal loro arrivo in Italia non sa parlare ancora l’italiano. «Per lei nostro padre non poteva capire perché era troppo stressato, ma noi dovevamo capire lui perché si comportava così per proteggerci». Alle scuole medie ha cominciato ad avere degli attacchi di panico. Una mediatrice culturale riesce a rassicurarla spiegandole che a 18 anni le cose sarebbero cambiate. Nel frattempo a scuola conosce un ragazzino che la colpisce. Suo fratello se ne accorge. «Lo minacciò dicendogli che se si avvicinava a me se la sarebbe presa con lui». Cristian allora decide di cambiare scuola.
FARAH TANVEER, RAPITA E COSTRETTA AD ABORTIRE
I due però trovano il modo di continuare a sentirsi e arrivano i 18 anni. C’è un cugino che la vede con Cristian, la fotografa e l’immagine arriva al padre di Farah Tanveer. A quel punto il padre le disse: «Vai via se no ti ammazzo». Lei rimase pietrificata: «Ero solo andata in un centro commerciale per comprare un regalo alla sorella». Alla fine è andata via di casa, è stata accolta dagli zii e tenuta sotto controllo da loro. Quindi ha deciso di chiedere aiuto alle forze dell’ordine: viene quindi trasferita in una struttura protetta. I genitori alla fine la convincono a tornare a casa, lei però poi resta incinta. A quel punto cercò di farsi aiutare, perché voleva tenere il bambino. «Mi confidai con mia sorella, che però si arrabbiò con me. Non me l’aspettavo». La famiglia cominciò a maltrattarla e a spingere per l’aborto. Poi con l’inganno la convincono ad andare in Pakistan, ma lì la costringono ad abortire. «Mia madre mi diede un calcio prendendomi il telefono. Poi anche mio padre cominciò a picchiarmi». E così fu costretta ad abortire. Poi Cristian, quando ha saputo tutto, ha chiesto aiuto alla Farnesina per farla rientrare in Italia. Oggi non fa il lavoro che ha sempre voluto fare, fa la cameriera, ma così è indipendente ed è felice per questo. «E Cristian vive con me».