FARMACI BLOCCANTI PUBERTÀ BANNATI IN UK: LA SVOLTA DEL SISTEMA SANITARIO DOPO LO SCANDALO TAVISTOCK

Da oggi ai minori nel Regno Unito non verrano più prescritti farmaci bloccanti della pubertà: la storica decisione è presa dal Governo Uk tramite il Sistema Sanitario Nazionale (NHS), dopo una revisione indipendente dei servizi per i minori a seguito delle ingenti segnalazioni al Gender Identity Development Service gestita dalla Clinica Tavistock. Dopo lo scandalo sul trattamento dei minori “trans” durato anni nella clinica di Londra, la decisione del Governo Uk è ancora più drastica in quanto da ora nessun centro per il trattamento dei minori con disforia di genere potrà più utilizzare i farmaci bloccanti della pubertà.



In Italia così si riaccende la polemica dopo che nelle scorse settimane gli ispettori del Ministero della Sanità erano stati inviati all’ospedale Careggi di Firenze per verificare che l’iter di trattamento sulla disforia di genere fosse tutto nella norma, specie per i farmaci anti-pubertà somministrati ai minori. «Mancano le prove a lungo termine sugli effetti dei bloccanti sui giovani», così aveva già spiegato il NHS Uk nel 2022 dopo un lungo studio nato sulla scia del “caso Karie Bell”, l’allora 16enne trans pentita dopo l’operazione condotta tramite la clinica Tavistock.



E così 2 anni dopo la pubblicazione di quello studio, il Governo inglese giunge a stoppare del tutto la somministrazione dei farmaci bloccanti della pubertà ai minori di 18 anni, affetti da disforia di genere, una particolare patologia che trasmette malessere psicologico e fisico negli individui che non si riconoscono nel proprio genere di nascita. I farmaci di fatto aiutano a bloccare l’emergere della pubertà per poter poi permettere al minore, una volta maggiorenne, di decidere quali genere “scegliere”. Il problema è che il Governo Sunak ora riconosce sensate le varie avvisaglie lanciate negli anni dalla scienza circa l’incertezza sui reali effetti di quei farmaci: «è una decisione storica», spiega Downing Street dopo il duro colpo inferto alla “teoria gender”.



DISFORIA DI GENERE E FARMACI BLOCCANTI: COSA SUCCEDE ORA IN REGNO UNITO (E NON SOLO)

Già nel 2023 il Governo Uk aveva chiuso definitivamente il Gender Identity Development Service (GIDS) della clinica pubblica Tavistock and Portman, specializzato nelle terapie ormonali e nella chirurgia di riassegnazione sessuale tra i giovanissimi anche minori. La prof. Hilary Cass, responsabile della commissione che condusse lo studio Uk nel 2022, spiegò che il Gids della clinica Tavistock «non aveva raccolto dati consistenti, dimostrando l’impossibilità di tracciare accuratamente gli effetti che questi farmaci hanno sui giovani e sui bambini».

Potenziali effetti a cascata si potranno avere nei prossimi mesi anche in altri Paesi occidentali dove la medicina sul fronte “gender” aveva seguito largamente la “linea inglese” ora finalmente stoppata: «bambine e i bambini con disforia saranno supportati da esperti in neurodiversità, pediatria e salute mentale, con un approccio olistico alla cura», fanno sapere dal Servizio Sanitario inglese. Probabilmente decisivo anche a livello mediatico oltre che scientifico la “spallata” data ai farmaci bloccanti della pubertà nel recente scandalo WPATH (World Professional Transgender Health), ovvero la principale autorità scientifica e medica globale sulla “medicina di genere” sulla quale sono emerse chat tra esperti che confessavano di non aver affatto dati chiari e sicuri sui farmaci “pro-trans”. Negligenze psicologiche, grossolane teorie scientifiche e poca accortezza nel tener conto delle conseguenze fisiche e neurologiche durante l’iter contro la disforia di genere: di tutto questo è emerso finalmente alla luce la documentazione di critica e così oggi il Governo inglese ha deciso il passo in avanti di iniziare a contrastare l’unilateralità delle teorie sul fronte gender. «Dati incerti e norme violate», è “bastato” questo lungo studio in Inghilterra per portare al ripensamento radicale dell’iter da seguire: ipotizziamo ora cambiamenti importanti anche in Italia, con il “caso Careggi” che potrebbe dunque “allargarsi” come fatto già intendere dalla Commissione Nazionale di Bioetica. Stando alle ricerche del team di esperti inviati dal ministero della Salute il 24 e il 25 gennaio scorso, non a tutti i bambini o adolescenti affetti da disforia di genere sarebbe stato fatto seguire un percorso di psicoterapia, previsto per legge, prima di giungere all’assunzione del farmaco triptorelina (responsabile del blocco di crescita di ormoni per inibire i cambiamenti fisici).