Dall’abortivo Mifepristone, fino al Pancrelipasi usato per trattare l’insufficienza pancreatica e al similare Creon (utilizzato per trattare tutta una serie di problematiche al pancreas), la completa irreperibilità di alcuni farmaci nel nostro bel paese assume sempre più i tratti di un problema che rischia di diventare cronico; il tutto – quasi ovviamente – a discapito di cui non può fare a meno di determinati medicinali per condurre una vita tranquilla e priva di complicazioni, senza dimenticare ovviamente i composti salva vita che costringono i pazienti ad affidarsi ad intricate – e costose – soluzioni alternative.
L’allarme sulla carenza dei farmaci in Italia – raccolto da Repubblica – arriva direttamente dai vertici dell’Aifa che stanno cercando una soluzione che possa garantire il corretto accesso ai trattamenti medici ai migliaia di pazienti italiani, fornendo anche alcuni importanti dati sul fenomeno: nel bel paese vengono complessivamente venduti circa 10mila medicinali e mentre prima dell’estate si stimava che almeno 3.600 fossero introvabili, ora quella cifra è schizzata oltre la soglia dei 3mila 800.
Un quadro già di per sé drammatico se si considera che alcuni tra quei 3.800 farmaci introvabili alcuni sono fondamentali, e che si aggrava ulteriormente se aggiungiamo all’equazione il fatto che 325 di questi sono anche privi di un composto equivalente (ma non di composti analoghi prodotti da altre aziende farmaceutiche); mentre per altri 30 non esiste nessun tipo di alternativa: proprio su questi ultimi ha deciso di concentrarsi l’Aifa per cercare di tirare il freno alla carenza cronica.
La soluzione di Aifa per scongiurare la crisi cronica di farmaci in Italia: “Stop alle esportazioni”
La strategia di Aifa – sempre anticipata dalla già citata Repubblica – è stata quella di iniziare a bloccare le esportazioni dei 30 farmaci mancanti privi di alternative, limitandone – dunque – l’uso sul solo territorio italiano e chiudendo al meccanismo europeo di solidarietà farmacologica; mentre nel frattempo si lavora anche a sanzioni e multe per le aziende farmaceutiche che non comunicano all’Agenzia il necessario riordino dei farmaci prossimi all’esaurimento e – non da meno – per le Regioni che programmano in modo poco preciso i rifornimenti.
In tutto questo Aifa è stata costretta anche ad avviare un percorso di acquisto forzato di alcun farmaci dall’estero, sottomettendosi a pagare cifre talvolta irragionevoli per farmaci che in Italia vengono venduti a poche decine di euro (come il citato Creon che da noi costa 17 euro e in Svizzera addirittura 120): proprio attorno a questa disparità di prezzo ruota il problema delle carenze perché (ovviamene?) un’azienda è più propensa a cedere i suoi medicinali a mercati sui cui potrebbe fruttargli dieci o venti volte in più che in Italia.