I farmaci generici – equivalenti oppure galenici – sono la soluzione alla carenza di medicine che ormai di diversi mesi, a causa di Covid-19 e influenza, sta allarmando l’Italia. In molti, infatti, corrono a fare scorta, lasciando senza coloro che ne hanno realmente bisogno. È per questo motivo che, come riportato da Il Messaggero, la comunità scientifica sta cercando di spingere la popolazione a ricorrere alle alternative. “È questione di cultura”, ha affermato Michele Uda, direttore generale di Egualia.
Anche se la composizione è la medesima, infatti, i pazienti sono spesso restii. “Gli acquisti di farmaci equivalenti sono in crescita, ma c’è una grossa fetta della popolazione che è ancora legata al farmaco di marca e che non considera proprio la possibilità di acquistare un prodotto di eguale efficacia e di minor costo”, ha aggiunto. I più refrattari sono coloro che abitano al Sud e nel Centro, mentre al Nord si opta più facilmente per i generici. Secondo una ricerca Swg condotta per Egualia, tuttavia, in generale solo 4 italiani su 10 accetta questa alternativa.
Farmaci introvabili, generici sono soluzione: il problema dei principi attivi
Il problema dei farmaci introvabili dunque continua a tenere banco in Italia, sebbene i generici rappresentino una soluzione. Andrea Mandelli, presidente della Federazione Ordine dei Farmacisti Italiani (Fofi), ha addirittura rivelato che le farmacie stesse potrebbero produrre nei loro laboratori le medicine equivalenti tramite le ricette. “Abbiamo mandato a tutte le farmacie il protocollo con le procedure per preparare l’ibuprofene (il più richiesto, ndr). Questo proprio perché crediamo che le farmacie possano contribuire in maniera importante a questo problema di carenza”.
Una delle difficoltà principali, però, è rappresentata dal fatto che molto spesso sono gli stessi principi attivi a mancare, tra cui in particolare l’ibuprofene e il paracetamolo, “ma anche materie prime necessarie per il confezionamento dei farmaci, come l’alluminio”. La produzione stessa dei generici, dunque, è in affanno. “Ma un maggior ricorso ai farmaci equivalenti, che sono uguali a quelli di ‘marca’, può aiutare a sopperire alla carenza di alcuni farmaci”, ha concluso.