È giallo attorno ad uno studio indipendente sull’accesso ai farmaci in Europa. Commissionato dal comitato del Parlamento Ue su Scienza e Tecnologia (Stoa), è stato presentato il 19 ottobre e pubblicato sul sito istituzionale il 27 ottobre, ma il 30 è clamorosamente sparito dal web. Sul sito, infatti, sono rimaste solo le slide e il video della presentazione. Il rapporto in questione evidenzia «il parziale disallineamento tra priorità dell’industria in materia di ricerca e sviluppo e gli obiettivi di salute pubblica». Inoltre, sottolinea l’opportunità di «rafforzare il coordinamento dell’Ue su diritti di proprietà intellettuale e approvvigionamento dei farmaci». Il suggerimento è di ridurre la durata dei brevetti e «la creazione di un’infrastruttura pubblica attiva durante il processo di ricerca e sviluppo dei farmaci».
Questo studio, dunque, sostanzialmente afferma che il mercato da solo non può assicurare la disponibilità dei farmaci a prezzi accettabili, soprattutto in alcuni campi, come gli antimicrobiotici e le malattie rare. Stando a quanto riportato da Politico, a chiedere il ritiro del rapporto è stata l’eurodeputata danese del Partito popolare europeo (Ppe), Pernille Weiss, che avrebbe convinto il presidente del comitato Stoa, il cristiano democratico tedesco Christian Ehler. Ufficialmente lo studio è «in revisione», ma Socialisti e Verdi chiedono che venga ripubblicato così com’è.
IL GIALLO DELLO STUDIO ITALIANO RITIRATO DALL’UE
Gli autori dello studio sono tre economisti italiani, Simona Gamba (Dipartimento di Economia Statale di Milano), Lara Magazzini (Economia, Scuola superiore Sant’Anna di Pisa) e Paolo Pertile (Scienza delle Finanze, Università di Verona). I tre, incaricati diversi mesi fa dal comitato Stoa, hanno lavorato su centinaia di pubblicazioni e fonti statistiche, oltre a intervistare 24 addetti ai lavori tra ricercatori e clinici, rappresentanti dell’industria farmaceutica, esperti di sanità pubblica, dirigenti pubblici ed esponenti di associazioni di pazienti. Quindi, hanno esaminato vantaggi e svantaggi riguardo le possibili soluzioni ai problemi. Si tratta di temi che da tempo sono al centro di un confronto nell’Ue, soprattutto dopo l’esperienza dei vaccini anti Covid. «È uno studio imparziale, le risposte dei ricercatori sono state esaurienti e il loro lavoro deve rimanere a disposizione del Parlamento europeo», dichiara Rosa D’Amato, eletta con M5s e ora nei Verdi. Anche l’ecologista francese Michele Rivasi chiede la ripubblicazione dello studio su prezzi e brevetti: «Non possiamo fornire ulteriori argomenti a favore di sospetti di censura».
Un altro team di ricercatori italiani, ricorda il Fatto Quotidiano, aveva fatto i conti in tasca a Big Pharma concludendo che centinaia di miliardi di euro-dollari di utili realizzati sono stati generati da investimenti per due terzi pubblici, cui si sono aggiunte le spese per l’acquisto delle dosi. Quello studio, commissionato dal comitato Covid dell’Europarlamento, portava le firme di Massimo Florio (Statale di Milano) e di Simona Gamba.