L’Unione Europea ha pensato a quella che, nella sua visione, potrebbe essere una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda i farmaci. Si tratta, concretamente, di una vera e propria riforma delle normative che regolano il mercato dei medicinali al fine di affrontare la necessità di contrastare la carenza di medicinali sugli scaffali, una circostanza che diventa sempre più marcata e di impellente risoluzione.
Al fine di contrastare la carenza di farmaci, insomma, l’Unione Europea in una prima fase di riforme starebbe lavorando ad una riduzione da 10 a 8 anni della durata dei brevetti sui medicinali. Di fatto ciò che accadrebbe se fosse approvata la norma, le aziende farmacologiche, dopo il lancio di un nuovo medicinale, potranno contare di 8 anni di protezione del marchio, periodo in cui non vi è libera concorrenza nel mercato e nessun’altra azienda può commercializzare farmaci con lo stesso principio attivo. L’unica clausola che permetterebbe alle aziende di mantenere il segreto sulla proprietà intellettuale è che vengano riforniti, prima dello scadere degli 8 anni, tutti e 27 i mercati europei, anche se ritenuti poco vantaggiosi dall’azienda.
Big Phrama si oppone: “Sabota il mercato dei farmaci”
Insomma, la norma sembra essere positiva per il mercato dei farmaci europei, di fatto riducendo i tempi in cui i medicinali innovativi possono arrivare anche nei mercati svantaggiati. Una stima, infatti, calcola che in alcuni mercati europei, specialmente dell’est, i medicinali arrivano con un ritardo almeno sei volte superiore di quanto, per esempio, attendono i malati in Germania.
Alla decisione dell’Unione Europea di ridurre la durata temporale dei brevetti, che dev’essere ancora approvata, è arrivata subito la ferma opposizione dell’ambiente delle cosidette “Big Pharma“, ovvero le principali aziende farmaceutiche. “Benché gli Stati Ue abbiano chiesto alla Commissione di sostenere la competitività e l’autonomia strategica dell’Europa”, scrive per esempio Efpia, una delle principali sigle per le aziende produttrici di farmaci, “l’attuale bozza finirebbe, invece, per sabotare irrimediabilmente un’industria che contribuisce al surplus commerciale dell’Ue più di qualsiasi altro settore high-tech”. Il rischio è che l’Europa diventi “sempre meno competitiva“, rispetto ad America ed Asia, che detengono il primato per l’innovazione medica, con mercati più liberi di agire.