Il caso Scurati ha riaperto un dibattito ricorrente in Italia: Giorgia Meloni è fascista? A rispondere al quesito, sulle pagine de Il Fatto Quotidiano, è lo storico Alessandro Orsini, per il quale se mai l’Italia si troverà a soccombere sotto una nuova dittatura, sarà per un fenomeno diverso dal fascismo perché la storia non si ripete mai con le stesse forme. A detta dello studioso, “il pubblico italiano è privo delle categorie concettuali per decifrare le nuove forme di liberticidio che minacciano la società complessa nell’epoca del ritorno delle guerre”.
E a dimostrarlo sarebbe proprio il caso Scurati, che ben spiegherebbe come gli italiani continuino “a interpretare il mondo in base a concetti e frasi fatte che risalgono agli anni Sessanta-Settanta”. L’Italia, secondo Orsini, ha bisogno “della teoria sociologica. Prima di essere storica, infatti, la questione è teorica”. Poi spiega ancora: “Le dittature come il fascismo provengono dal basso. Il fascismo ha conquistato prima la società civile e poi le istituzioni politiche. Per salvare le nostre libertà dobbiamo tematizzare la guerra, non la Meloni”.
Orsini: “Anche la sinistra ha il proprio odio”
Come la Prima Guerra Mondiale fece da preludio al fascismo, oggi la guerra in Ucraina e in Palestina hanno formato un nuovo spirito liberticida “che ha conquistato i principali quotidiani e le trasmissioni radiofoniche e televisive” scrive Orsini sulle pagine de Il Fatto Quotidiano. Oggi, se l’Italia perderà la libertà, secondo lo storico e politologo non sarà responsabile della Meloni ma “le perderà dal basso verso l’alto, procedendo dalla società civile verso il governo nazionale con il contributo dei quotidiani e delle trasmissioni radiofoniche che cercano il fascismo fuori di sé anziché dentro di sé”.
Infine, Orsini spiega che non è detto che i pericoli arrivino dalla destra: “Anche la sinistra ha il proprio odio per il pensiero critico e un forte desiderio di censura, come aveva capito quel maestro di libertà che è Filippo Turati. L’Italia sottovaluta nuovamente il potere della guerra, un potentissimo agente del mutamento storico-culturale”. Le guerre, infatti, “cambiano la struttura delle relazioni internazionali, figuriamoci le forme di convivenza della democrazia”, conclude.