La Fase 2 della pandemia da Coronavirus è cominciata da poco, ma ci sono già polemiche sull’aumento dei prezzi in certe realtà. Un articolo di Repubblica ha dato voce all’Unione Nazionale Consumatori e altre realtà, che hanno già lanciato l’allarme del rincaro dei prezzi. Il problema è di facile collocazione: a causa del lockdown prolungato e del duro periodo che hanno dovuto affrontare, alcuni esercenti avrebbero deciso di riaprire con il ritocco all’insù del loro listino. “La cosa più appariscente è l’opacità nell’aumento dei prezzi da parte dei commercianti, parrucchieri e centri estetici ma anche bar e ristoranti” ha detto Massimiliano Donà, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Il Codacons ha diffuso ieri le prime cifre: si parla di caffè ai banconi di Milano che raggiungono i 2 euro e parrucchieri che hanno alzato le loro tariffe anche del 35%. Secondo Emilio Viafora, presidente di Federconsumatori, sono comunque cifre da prendere con le molle perché il rincaro potrebbe dipendere da altri fattori (per frutta e verdura, ad esempio, l’assenza di manodopera che ha lasciato una grossa quota di invenduto).
Ad ogni modo, il rincaro dei prezzi è un problema da affrontare. Per esempio, alcune segnalazioni arrivate all’UNC riguardano aumenti nascosti. Ovvero, un conto maggiorato di 5 euro per spese legate alla sanificazione dei locali. “Una vera e propria tassa Covid” la chiama Donà, che poi avverte di come sarebbe decisamente più onesto se i rincari fossero giustificati apertamente con l’emergenza. “I consumatori lo capirebbero, nei negozi di prossimità c’è grande solidarietà tra clienti ed esercenti”. Solo venerdì prossimo avremo comunque un quadro della situazione per quanto riguarda i primi prezzi (solitamente bisogna aspettare 15 giorni lavorativi, dunque i primi 20 giorni del mese), ma già nelle ultime settimane si segnalava un 2,5% di aumento sulla spesa, a fronte di un’inflazione praticamente piatta. Federico Polidoro, responsabile del Servizio Sistema integrato sulle condizioni economiche e i prezzi al consumo dell’Istat, ha già specificato che, viste le aperture dal 18 maggio in poi, qualche statistica precisa non sarà disponibile prima dell’inizio di giugno.
LA DENUNCIA DEI CONSUMATORI E LA RISPOSTA DEGLI ESERCENTI
Viafora ha poi parlato della necessità di avere un osservatorio speciale sui prezzi: un monitoraggio a livello locale anche perché, come ha giustamente sottolineato, “le nuove misure impattano in maniera diversa a seconda dei territori”. Per approfondire il concetto, ha fatto l’esempio di bar di piccole dimensioni che con le nuove regole sarebbero chiaramente più penalizzati rispetto ad altri più grandi, e dunque potrebbero avere la necessità di rincarare i prezzi. I consumatori dunque dicono la loro, ma come la pensano gli esercenti? Francesco Marinoni, presidente di Confcommercio Toscana, ha parlato di costi maggiori e incassi decimati come condizioni della riapertura dei bar: “Per quanto tempo riusciranno ad offrire un servizio straordinario come il loro per un euro o poco più a tazzina?”. Ha poi ricordato come il prezzo del caffè, dal dopoguerra in avanti, sia sempre andato di pari passo con quello dei quotidiani “che oggi costano 1,60 euro”. E allora, per lui, si dovrebbe ripensare all’impostazione generale per non far saltare il meccanismo.
Eppure, la vera domanda riguarda non tanto la Fase 2 ma la Fase 3, quando ci si arriverà. Perché, se oggi gli aumenti dei prezzi da parte dei commercianti possono sembrare tutto sommato ragionevoli, viste le spese sostenute e i due mesi di lockdown, un domani potrebbe non essere altrettanto. Dunque, cosa succederà quando le restrizioni per il Coronavirus saranno cessate? Le tariffe resteranno quelle di questi giorni oppure si abbasseranno nuovamente? La preoccupazione è che gli aumenti dovuti alla pandemia alla fine diventino una normalità perché “i consumatori lo sanno bene, di solito i prezzi salgono in fretta ma sono lentissimi a scendere”.