LONDRA – Decine di migliaia di manifestanti hanno affollato Parliament Square ieri al grido di “Black lives matter”. Le immagini aeree della piazza antistante il Parlamento mostravano ogni metro quadrato pieno di persone, nonostante gli appelli di ministri e polizia ad evitare raduni di massa. Pur essendo una protesta nel complesso pacifica, non sono mancati i momenti di tensione con la polizia che cercava di proteggere l’area intorno a Downing Street respingendo la folla verso Trafalgar Square.



Nel momento più teso c’è stata una carica degli agenti a cavallo, per respingere la folla. Poi i lanci di oggetti contro gli agenti hanno innervosito alcuni animali. Un agente è stato sbalzato di sella e il suo cavallo si è messo a correre da solo. A parte questi momenti, le intenzioni dei manifestanti erano pacifiche e la maggior parte indossava una mascherina.



Sotto le attuali regole del lockdown una protesta di massa sarebbe illegale. Non c’è una normativa specifica sulle manifestazioni di protesta, ma stando alle regole stilate dal governo sono consentiti solo raduni di massimo sei persone e si chiede di mantenere il distanziamento sociale. Ma il governo si è limitato a fare appelli lasciando alla polizia la sfida di tenere sotto controllo la protesta, con le regole di distanziamento sociale inevitabilmente ignorate.

A sentire le motivazioni di chi è sceso in strada nonostante la pandemia, c’è il bisogno di mostrare solidarietà a coloro che protestano negli Stati Uniti contro la brutalità di certi poliziotti americani dopo la morte di George Floyd a Minneapolis, ma anche di ricordare gli incidenti che ci sono stati in Gran Bretagna e che hanno coinvolto neri o altre minoranze etniche. Infine, c’è anche tanta rabbia. Molti giovani si sentono discriminati, pensano di non avere le stesse opportunità dei bianchi e si sentono abbandonati dai governanti. Potrebbe essere un assaggio di quello che vedremo sempre più di frequente, nel mondo post-coronavirus. 



Nemmeno il forte temporale che si è riversato su Londra ha fermato la manifestazione. Del resto, l’allentamento delle misure restrittive e la graduale riapertura del paese stanno dando alla popolazione una falsa sensazione di passato pericolo. Che sia falsa lo provano i numeri. È vero che il numero dei morti è in calo, ma il tasso di riproduzione del virus, noto come R, si è improvvisamente alzato fino alla soglia 1 (oltre la quale l’epidemia prende di nuovo il volo) nel nord ovest e nel sud ovest del paese. Un dato che gli scienziati ritengono allarmante. Proprio quando l’Inghilterra si prepara alla riapertura di tutti i negozi, prevista per il 15 giugno.

Gli esperti ci hanno ripetuto per settimane che il valore R deve scendere sotto il livello 1 per poter rilassare il lockdown. I morti per Covid-19 nella sola Inghilterra hanno superato i 27mila, ma sono ufficialmente 40.465 in tutto il Regno Unito. La protesta di massa in Parliament Square sicuramente non aiuta, nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, farà da volano a una nuova diffusione del contagio.

Eppure, i giovani soprattutto si sentono invulnerabili al coronavirus e hanno voglia di dimenticare in fretta la pandemia. Inoltre, il governo ha perso credibilità. I suoi appelli cadono nel vuoto. Un sondaggio di YouGov condotto a fine maggio mostra che la maggior parte degli intervistati disapprova come ha gestito la crisi. La storia di Dominic Cummings, il top advisor del premier finito nella bufera per avere infranto le regole imposte dallo stesso governo durante il lockdown, ha indubbiamente prodotto un danno profondo.

La difesa (indifendibile) di Cummings da parte di Boris Johnson e di altri ministri ha sostanzialmente fatto passare il messaggio che le regole ci sono, ma non valgono per tutti. Molti inglesi non gliel’hanno perdonata. Soprattutto chi ha perso amici, o parenti, a causa del Covid-19 e per aderire alle regole non li ha potuti vedere, o non ha potuto partecipare al funerale. La gente comune si aspetta quantomeno un po’ di coerenza da chi stabilisce le regole. E se uno sbaglia deve pagare. Ma Cummings è rimasto al suo posto.

A questo si aggiunge il modo in cui vengono prese le decisioni, annunciate senza prima interpellare le parti direttamente interessate. L’ultima a riguardo è l’obbligo di indossare la mascherina, dal 15 giugno, per chi visita un ospedale, e per lo staff medico quello di portare una mascherina chirurgica. Le mascherine saranno fornite dagli ospedali a chi non ne ha. Problema: gli ospedali non sono attrezzati e non erano stati interpellati.

Ma non è un caso isolato. La stessa cosa è successa con le scuole, molte delle quali si sono rifiutate di riaprire il 1° giugno perché mancano le condizioni. Poi c’è stata l’idea di imporre la quarantena – soltanto ora – a tutti quelli che entrano nel Regno Unito. Proprio quando gli altri paesi europei la stanno togliendo. Decisione che sta dando il colpo di grazia alle compagnie aeree che speravano di ripartire a luglio.

Cosi, il supporto dell’opinione pubblica all’azione di governo è sceso al suo livello più basso. Ora c’è un margine di 15 punti percentuali tra il 56% dei britannici che dicono che il governo non sta gestendo bene la crisi e il 41% di quelli che pensano stia facendo un buon lavoro.

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