FASSINO ATTACCA LA LINEA SCHLEIN: “COSÌ NON SI VINCE”

Su praticamente tutti i temi, dal salario minimo ai diritti, dalla guerra in Ucraina al fisco e alle riforme, all’interno del Pd non si trova una linea unica: leggendo l’intervista di Piero Fassino al “Domani” tale elemento non solo si conferma ma viene utilizzato dallo storico esponente dem come “spinta” per intimare la segretaria trionfatrice alle Primarie ad un cambio di passo tanto nell’agenda quanto nella gestione del Pd.



Fassino non ha mai nascosto di aver sostenuto, appoggiato e votato la mozione Bonaccini all’ultimo Congresso dem: «ho sostenuto Bonaccini perché pensavo che avesse il profilo più adatto per guidare il Pd e poi il paese. Ma ha vinto Schlein: dopo dieci anni di risultati insoddisfacenti e di continui cambi di segretari gli elettori hanno votato per una netta cesura. Ora tutti dobbiamo lavorare perché Schlein ce la faccia». Occorre appoggiare la leader ma il tema è come poter recuperare il terreno elettorale perso nei confronti del Centrodestra targato Meloni: qui Fassino si scopre piuttosto “scettico” su come Schlein ha impostato questi primi mesi di gestione del Nazareno.



“ECCO COSA DEVE FARE IL PD DI SCHLEIN ORA”: PARLA PIERO FASSINO

«Un Pd che voglia tornare a vincere deve cercare un consenso largo. Non dobbiamo accontentarci soltanto di rassicurare l’elettorato di sinistra o recuperare qualcosa dai Cinque stelle o dall’astensione. Non è sufficiente», attacca Fassino in quella che appare non troppo difficile definire una “bocciatura”. L’ex sindaco di Torino se la prende poi anche con le correnti dem, non solo con la segretaria Elly Schlein: «un grande partito tiene dentro uomini e donne che hanno valori comuni, ma sensibilità diverse. Il tema è se le correnti producono idee o sono lo strutturamento per negoziare candidature. Nessuno scommette su un fallimento della segretaria».



In merito ad esempio all’alleanza tutta da costruire con il M5s di Giuseppe Conte, Piero Fassino dice la sua dando un ulteriore consiglio/appello alla deputata e leader dem: «Non credo che Schlein sia massimalista. Mi pare che la sua cultura politica, cresciuta nei movimenti, si ispiri ad un radicalismo di tipo americano». Per vincere, chiosa Fassino ad un anno dalle Elezioni Europee, «non basta essere “contro”, insieme al M5s. Ci vuole un progetto in cui i cittadini si riconoscano. E nessuno può vincere da solo. Oggi Conte continua a coltivare l’idea di contendere al Pd la leadership del campo progressista. Il voto europeo dirà: se il Pd avrà un differenziale di vantaggio solido, tutti ne dovranno tenere conto. Intanto proviamo a costruire azioni comuni su temi su cui abbiamo posizioni convergenti, dal salario minimo alla difesa della sanità pubblica. E gradualmente allarghiamo il campo delle convergenze».