La pandemia Covid raccontata tramite le e-mail di Anthony Fauci. Grazie al “Freedom of Information Act” il Washington Post è riuscito ad ottenere la corrispondenza che il virologo ha avuto tra marzo e aprile 2020, che ci permette di ricostruire come ha vissuto quella frenetica fase iniziale della crisi legata al coronavirus. In quei giorni Fauci entrò subito in contatto con lo scienziato cinese George Gao, direttore del Centro per il Controllo e la prevenzione delle malattie, il quale si fece vivo per smentire il senso di un’intervista a Science in cui accusava gli Stati Uniti di commettere un grave errore non imponendo ai cittadini di indossare le mascherine. «Collaboriamo per sconfiggere insieme il virus», scrisse a Fauci. Questi rispose: «Nessun problema, affrontiamolo insieme». Le 866 pagine di e-mail aprono una finestra sui giorni più frenetici della crisi e su come li abbia vissuti il direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases. Sono giorni in cui fu sommerso di richieste da parte di colleghi, amministratori di ospedali, governi stranieri e sconosciuti riguardo consigli, aiuti o semplicemente per incoraggiamento.
“IN QUESTO MONDO CI SONO DIVERSI PAZZI”
Ad esempio, c’è l’e-mail del direttore medico della National Football League Players Association che chiese a Fauci un briefing riservato su come organizzare in sicurezza la nuova stagione NFL. «Sarà il virus a decidere per noi», rispose lui. Invece un consigliere di Bill Gates espresse preoccupazione per le sue condizioni di salute. «La vedo tutti i giorni in tv…sono seriamente preoccupato per la sua salute… La nazione e il mondo hanno assolutamente bisogno della sua leadership», gli scrisse Emilio Emini, dirigente della Bill e Melinda Gates Foundation. Lo scienziato rispose: «Cerco di impegnarmi al massimo, visto quello che stiamo passando». A proposito dell’allora presidente Donald Trump, non c’è nessun attacco diretto da parte di Anthony Fauci nelle e-mail. Lo scienziato però diventò bersaglio di una parte della base repubblicana, secondo cui era il “sabotatore” del tycoon. Infatti, gli arrivò un’altra e-mail da George Gao: «Vedo che è sotto attacco». La replica dell’infettivologo: «Non si preoccupi, andrà tutto bene, nonostante in questo mondo ci siano diversi pazzi». Infatti, i funzionari statunitensi gli assegnarono una scorta di sicurezza a tempo pieno. Con lo scienziato cinese comunque mantenne i contatti anche quando Trump attaccava la Cina per non aver contenuto il coronavirus dopo la scoperta.
IL “PRESSING” DALL’ITALIA
Tra le tante e-mail c’è quella di un alto funzionario dell’Ufficio del Chirurgo Generale dell’esercito e del Comando medico dell’esercito Usa che, ad esempio, gli chiese se il coronavirus può essere contratto da un cadavere, se lo si può contrarre dopo aver assunto per anni idrossiclorochina e se le mascherine e i guanti sono davvero efficaci. Lui inoltrò l’e-mail ad alcuni dei suoi migliori consiglieri chiedendo aiuto per fornire una risposta esauriente, che fu mandata pochi giorni dopo. Insomma, nei primi giorni della pandemia, tutti erano a caccia di Anthony Fauci. Pure PayPal, che auspicava che parlasse ai suoi 23mila dipendenti. I media italiani chiedevano costantemente interviste, racconta il Washington Post.
I contatti tra Fauci e la Casa Bianca erano tenuti in particolare da Marc Short, capo dello staff del vicepresidente Mike Pence. «Lei ha individuato i sintomi, ma ha sbagliato la diagnosi sulla causa», è scritto in una e-mail, forse in riferimento al fatto che l’infettivologo era contrario alla riapertura totale dell’economia. Invece Fred Upton, parlamentare repubblicano del Michigan, uno dei dieci deputati repubblicani che ha votato per l’impeachment di Trump, gli chiese chiarimenti sull’uso dell’idrossiclorochina, che era considerata da Donald Trump una cura efficace contro il Covid-19. «È quasi certo che non serva», gli rispose.