Fausta Bonino era stata condannata all’ergastolo con l’accusa di aver ucciso quattro dei suoi pazienti con una puntura di eparina. Ma l’infermiera in secondo grado è stata assolta dall’accusa di omicidio volontario plurimo, ma condannata a 1 anno e 6 mesi per ricettazione. Il riferimento è ad una perquisizione nella casa della donna durante la quale erano stati trovati dei farmaci ospedalieri non acquistati in farmacia. La pena comunque è stata sospesa. La sentenza è stata pronunciata dalla Corte di appello di Firenze, che ha ribaltato completamente quella del giudice monocratico di Livorno.
Il procuratore generale aveva chiesto la conferma dell’ergastolo chiedendo che le venissero imputate nove morti, cinque più rispetto al primo grado. Dopo l’assoluzione l’infermiera 60enne di Piombino è scoppiata a piangere e ha abbracciato il marito e il figlio medico. «Sono ancora stordita, è finito un incubo . Finalmente è stata fatta giustizia e i giudici hanno capito la mia innocenza. Adesso voglio solo stare con la mia famiglia», le parole di Fausta Bonino raccolte dal Corriere della Sera.
“GIUDICI NON INFLUENZATI DA EMOTIVITÀ”
Fausta Bonino era accusata di aver iniettato dosi letali di eparina, tra il 2014 e il 2015, ai suoi pazienti. All’inizio dell’inchiesta era accusata di 14 omicidi, in primo grado è stata condannata per quattro. Quindi, per l’accusa avrebbe provocato una morte che inizialmente era apparsa come naturale. Dopo i primi sospetti, partirono le indagini dei carabinieri del Nas di Livorno e ci fu la riesumazione dei cadaveri di alcune vittime. Dalle analisi emerse una fortissima concentrazione di eparina considerata fatale.
L’accusa aveva spiegato il movente col disagio dell’infermiera nei confronti dell’ospedale, in quanto si sentiva sottovalutata. Inoltre, era presente in tutti i decessi dei pazienti ricoverati nel reparto di anestesia e rianimazione. Ma Fausta Bonino ha sempre respinto le accuse. Ci fu anche l’ipotesi di un altro responsabile, visto che emerse che il reparto era raggiungibile anche da un altro ingresso. «È stata una sentenza giusta e ringrazio i giudici che hanno avuto i nervi saldi e non sono stati influenzati dall’emotività», il commento dell’avvocato Vinicio Nardo. Invece la parte civile ha espresso il suo disappunto, sottolineando che ci sono vittime e familiari che non hanno avuto giustizia.