La riapertura del cold case Fausto e Iaio è a rischio, perché i reperti del duplice omicidio sono introvabili. Il retroscena è rivelato da Il Giorno, secondo cui la ricerca ha dato esito negativo. Non sono stati individuati gli 8 proiettili, invece già da tempo non si trova il cappello di lana blu che era stato ritrovato sul luogo del delitto di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci e che potrebbe essere andato distrutto.
Alla luce di ciò, appare impossibile riaprire il caso di Fausto e Iaio, vittime nel 1978 all’età di 18 anni di un agguato, uccisi a colpi di arma da fuoco vicino al centro sociale Leoncavallo due giorni dopo il sequestro di Aldo Moro. Il motivo per il quale la riapertura delle indagini ora si allontana è semplice: se non ci sono i reperti, non possono essere effettuati gli accertamenti tecnici che sarebbero utili per cercare nuovi elementi rispetto alle piste già trattate negli anni.
FAUSTO E IAIO, SENZA REPERTI NIENTE NUOVE INDAGINI
Anche su impulso del sindaco meneghino Beppe Sala, lo scorso febbraio era stato aperto un fascicolo conoscitivo dalla procura di Milano, poi affidato a due pm dell’antiterrorismo. Il primo step è l’input a una ricognizione dei reperti conservati, di cui oggi apprendiamo l’esito.
Per inoltre la richiesta per la riapertura dell’inchiesta, infatti, servirebbero elementi che anche solo teoricamente possano produrre nuovi sviluppi. Ma l’assenza di reperti spegne ogni speranza, visto che non ci sono esami effettuabili. Inoltre, non ci sono testimoni nuovi o collaboratori di giustizia che abbiano dato elementi utili. Come evidenziato da Il Giorno, non ci sono presupposti per una nuova inchiesta su Fausto e Iaio.
LE INDAGINI SUL DUPLICE OMICIDIO
Le indagini non hanno mai portato a uno sviluppo processuale, anzi inizialmente ci fu un tentativo maldestro di depistaggio, poi furono condotte da 8 magistrati diversi, mentre alcuni reperti andarono distrutti. Non sono mancate le inchieste giornalistiche, che misero in luce le lacune investigative.
L’ultima inchiesta venne archiviata nel 2000, in quanto gli omicidi di Fausto e Iaio erano maturati all’interno della “destra eversiva”: gli elementi a carico degli indagati dell’epoca, però, erano indizi che non sono mai diventate prove. E ora non c’è neppure lo spiraglio per trovarle. Inoltre, gli spunti di alcuni pentiti ex membri del terrorismo nero erano testimonianze riferite, mai dirette.
Comunque, l’inchiesta mise nel mirino tre terroristi del NAR che avevano rivendicato l’attentato, ma proprio per l’assenza di prove vennero prosciolti. All’epoca il giudice Guido Salvini proposte il confronto tra i proiettili con le armi sequestrate ai NAR, ma ora senza reperti il caso resta irrisolto.
Non a caso Salvini con il criminologo Alberto Miatello propone una riforma nella gestione dei reperti, una legge affinché ci sia l’obbligo di conservarli con strutture e modalità adeguate.