Fausto Leali, dall’infanzia al successo

Voce unica e inimitabile quella di Fausto Leali che, nella puntata del 28 giugno di Oggi è un altro giorno. Il racconto parte dall’infanzia. “Non mi sono mai montato la testa. Sono nato in una realtà in cui ho cominciato a lavorare prestissimo. A undici anni, dopo la scuola elementare, ho cominciato a svolgere i primi lavori, ma suonavo anche la chitarra. Poi qualcuno si è accorto del mio talento”, racconta Fausto Leali che, nella puntata di Oggi è un altro giorno del 28 giugno, ripercorre i suoi 60 anni di carriera. “A undici anni facevo il garzone in salumeria portando i pacchi in giro”, ricorda Fausto che descrive quel periodo difficile anche perché il padre, tornato dalla guerra, era tornato con una gamba amputata.



La famiglia cresceva e doveva lavorare. Faceva il fabbro e aveva una protesi, ma la sera, quando tornava a casa la ferita si apriva. E’ stato un brutto momento. La povertà che ho vissuto a me è sembrata una vita, ma in realtà è durata poco perché a 14 anni ho avuto il primo ingaggio da una band che mi aveva sentito in un concorso a Brescia. Guadagnavo 3mila lite al giorno e mi sentivo ricco. Davo tutti i giorni a mamma e gestiva tutto lei”, dice ancora.



Fausto Leali e la frecciatina a Celentano

Il grande successo di Fausto Leali arriva con “A Chi”, brano che gli apre ufficialmente la strada della grande musica ed oggi, a distanza di 60 anni, la passione per la musica è sempre la stessa. “La fatica delle serate non la sento perché quando sei davanti al pubblico senti l’affetto. Negli anni Ottanta ho accusato un calo di popolarità, ma non mi sono fatto abbattere. Cambiavano i guadagni, ma le serate le ho sempre fatte anche perché non sapevo fare altro”, dice.

Nel corso della carriera, la strada di Fausto Leali incrocia quella di Adriano Celentano. “Saresti entrato nel clan di Celentano?”, chiede Serena Bortone. “Non mi ha voluto. C’era il fratello Alessandro che mi faceva il filo però discograficamente non mi ha preso ed io l’anno dopo gli ho venduto 3 milioni e mezzo di ‘A Chi’. Poteva stare un po’ più attento”, dice Leali.