Fausto Leali: “Famiglia poverissima. Mamma Caterina…”

Un’infanzia difficile quella che Fausto Leali ha dovuto affrontare. Il papà, Vitale, lavorava in una bottega che raggiungeva quotidianamente, nonostante fosse senza una gamba. Un sacrificio purtroppo necessario, vista la povertà della famiglia. Al Corriere della Sera, Fausto ha raccontato: “In guerra aveva perso una gamba, amputata appena sotto il ginocchio. Ogni mattina si allacciava la protesi con delle stringhe di cuoio e montava in bicicletta per raggiungere la bottega, 15 km a andare e 15 a tornare, dodici ore in piedi, quando la sera rientrava a casa la cicatrice gli sanguinava. Ma eravamo sei figli, io il terzo, famiglia poverissima, per farci trovare in tavola qualcosa da mangiare mamma Caterina metteva tutto in conto al panettiere e al fruttivendolo e poi a fine mese pagava quello che poteva. Le medicine si compravano se proprio necessarie. Per fortuna in cortile avevamo qualche gallina per le uova”.



A 11 anni, anche a lui toccò la sorte del lavoro. Da quel momento, Fausto iniziò a svolgere varie attività per aiutare la famiglia, prima dello straordinario successo: “Prima come apprendista in officina, aiutavo a manovrare la stanga che muoveva il maglio. Poi, quando ci siamo trasferiti a Brescia, facevo il garzone dal salumiere, portavo la spesa in bici, mi pagava mille lire alla settimana. Per premio mamma mi regalò la prima chitarra, un modello economico, avrà firmato trenta cambiali. Ero già bravino a cantare, sperava che facessi fortuna. Imparai tre accordi e cominciai a suonarla. Vinsi pure il Microfonino d’Oro, un premio messo in palio dal parroco, uno spillino piccolo piccolo eh. Anni dopo i ladri mi hanno portato via pure quello”.



Fausto Leali: “Con i primi soldi comprai la tv e il frigo a mamma”

La voce di Fausto Leali non passò inosservata. Dopo aver imparato a suonare la chitarra, per lui arrivarono i primi ingaggi, come racconta al Corriere della Sera: “Mi prese con la sua orchestra Tullio Romano dei Los Marcellos Ferial, quelli di Cuando calienta el sol. Mi portò a suonare due mesi al Sestriere. Paura? Ne ho più adesso, da ragazzino ero incosciente. A 14 invece passai con l’orchestra di Max Corradini, ci esibivamo tutti i sabato sera tra il Mantovano e la Bassa bresciana. Lo zio Sandrino mi accompagnava a prendere la corriera per Acquanegra sul Chiese, dormivamo in osteria, con la “monaca” di terracotta a scaldare il letto, un catino per lavandino e, sotto, il vaso da notte. D’estate invece ci si spostava a Loano su un furgoncino Fiat, tre davanti e quattro dietro, gli strumenti nel carrettino a rimorchio, con il contrabbasso che spuntava dal telone”.



Tremila lire al giorno più le spese, soldi che Fausto Leali ha immediatamente utilizzato per aiutare la famiglia: “Ogni venerdì andavo in posta accompagnato dal capo orchestra per fare il vaglia da mandare a casa. Con quei soldi mamma si è comprata il frigo e la tv”. Nel 1989 è arrivato anche Sanremo e lo straordinario trionfo con Anna Oxa e «Ti lascerò»: “Anna allora era straordinariamente felice e gioiosa, poco dopo è venuta ad abitare vicino a me e ha tenuto a battesimo mio figlio Francis Faustino. Ci divertivamo a fare le imitazioni. Io di Totò e Alberto Sordi, lei di Ornella Vanoni e Massimo Troisi. Festeggiamenti particolari? Nessuno. A Sanremo funziona così: se non vinci vai a cena, se vinci pure, ma con i giornalisti tra i piedi”.