“Questa non è una guerra contro Hamas: ma contro tutti i palestinesi. A cui non viene chiesto di andare a Gaza sud, ma a sud di Gaza, in realtà, è quello l’obiettivo: costringerli a rifugiarsi in Egitto. Ad andarsene. Questa è un’altra Nakba. E senza un cessate il fuoco immediato, non resterà nessun Day After di cui discutere. Nessuna Gaza”: a dirlo è Salam Fayyad, professore e a lungo primo ministro della Palestina dal 2007, l’anno della frattura tra Fatah e Hamas. L’ex leader spiega: “Non so se l’Autorità Palestinese sarebbe disposta a governare Gaza. A tornarci a bordo di un carrarmato israeliano. Ma anche se fosse, sarebbe capace di governarla? No. E non è una questione tecnica, ma politica. Era in crisi già prima del 7 ottobre”.
Per Fayyad “la sua crisi, che è una crisi di legittimità, è una delle ragioni per cui si è avuto il 7 ottobre. Non è capace di affrontare le tensioni nella Cisgiordania, e vorreste caricarla anche di Gaza? L’ideale, è ovvio, sarebbe avere nuove elezioni. Ma al momento non è realistico. Ed è per questo che non penso all’Autorità Palestinese. Non sarebbe espressione dei palestinesi”. Per l’ex leader, l’espressione dei palestinesi è “l’Olp. Che è il nostro organo più rappresentativo”. Questo, però, non include Hamas: “Infatti penso a una Olp allargata. Come viene proposto da tempo, d’altra parte, perché la guerra, qui, non è cominciata il 7 ottobre, e i problemi sono gli stessi del 6: anche l’Olp, che è del 1964, va riformata. Hamas nel 1964 neppure esisteva. Ma non solo ha vinto le elezioni del 2006: da allora, ha guadagnato sempre più consenso. Con Hamas, l’Olp potrebbe parlare a nome di tutti. E nominare un governo”.
Fayyad: “Hamas c’è e non è possibile eliminarla”
Riguardo la possibile accettazione di un governo con Hamas da parte di Israele, Salam Fayyad spiega a Repubblica: “Il punto non è accettarla o meno: Hamas c’è. E non è possibile eliminarla. Perché non è Yahya Sinwar e basta, non è Gaza e basta, non è combattenti e basta: è un movimento molto complesso. Tutte cose che Israele sa perfettamente”. Per Hamas, la Palestina va dal fiume al mare, dal Giordano a est, al Mediterraneo a ovest: dunque non c’è spazio per Israele. “E quando Netanyahu tira fuori una mappa del nuovo Medio Oriente, come all’Onu a settembre, e Israele va dal fiume al mare, non è uguale? Ma agli estremisti israeliani, nessuno dice mai niente. E certo nessuno pensa di escludere Israele dai negoziati” dice l’ex leader della Palestina.
Secondo Fayyad “l’Occupazione si sfida così: costruendo una realtà diversa. Il problema, però, è che Israele non ha mai accettato la prospettiva di uno stato palestinese. Il massimo che è disposto a concedere è sempre meno del minimo che i palestinesi sono disposti ad accettare. Non ha mai davvero accettato neppure la nostra esistenza. La nostra esistenza come palestinesi: non come arabi. Nei suoi documenti ufficiali, l’espressione “popolo palestinese” si trova una volta sola: quando Rabin nel 1993 scrive ad Arafat, e riconosce l’Olp come rappresentante del popolo palestinese. Esattamente per non riconoscere direttamente il popolo palestinese”. Infine, uno scenario ipotetico: se Hamas ricominciasse con i razzi “l’Olp si impegnerebbe a una transizione pacifica. Il senso dell’inclusione di Hamas, il senso di un’Olp allargata, è questo. Avere delle regole del gioco. Per tutti”.