Le parole di Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, hanno scatenato un putiferio in Europa. “Li odio, sono bastardi e degenerati. Vogliono la morte per noi, per la Russia. E finché sarò vivo farò il possibile perché spariscano” ha scritto l’intellettuale russo sul proprio canale Telegram, riferendosi agli occidentali. Le sue affermazioni gravissime e ricche di odio hanno fatto discutere e non poco in Europa e negli Stati Uniti, tanto da aprire un dibattito anche in vari programmi tv che solitamente danno spazio a temi legati appunto al conflitto in Ucraina.
Al programma diMartedì su La7, il conduttore Floris, interrogando il sottosegretario Bruno Tabacchi sulla questione, ha affermato: “Medvedev oggi è vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo”... Non si è fatta attendere l’incursione di Alberto Fazolo, che ha affermato come Medvedev abbia usato i social personali. “Ha usato il Telegram personale? E che Draghi usa Twitter personale e dice “Odio l’Oriente?” ha ribattuto il conduttore. Fazolo ha prontamente risposto: “No, ma non era una posizione ufficiale della Russia, quindi non coinvolgiamola”. Il conduttore, perplesso, ha sorriso e risposto: “Vabbe…”.
La risposta di Di Maio a Medvedev
Le parole di Medvedev hanno fatto discutere davvero tutti. Non solo il dibattito tra Fazolo e Floris, infatti. A commentare le parole del vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo era stato anche il ministro degli esteri Di Maio. Solo 24 ore prima del commento su Telegram, Medvedev aveva stroncato il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca: “Gli imbecilli europei nel loro zelo hanno dimostrato ancora una volta di considerare i propri cittadini, i propri affari come nemici non meno dei russi”.
Luigi Di Maio ha replicato: “Gravissime e pericolose le affermazioni di Medvedev. Sono parole inaccettabili, che ci preoccupano fortemente anche perché arrivano dal vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo. Non è un segnale di dialogo, non è un’apertura verso un cessate il fuoco, non è un tentativo di ritrovare la pace, ma sono parole inequivocabili di minaccia verso chi sta cercando con insistenza la pace. È doveroso smettere di alimentare tensioni con provocazioni e minacce, ribadisco: per arrivare alla pace non basta l’apertura dell’Ucraina e la spinta della comunità internazionale, ma serve la Russia e la volontà di dialogo di Putin. Le affermazioni che arrivano oggi, invece, non lasciano dubbi e allontanano da parte russa la ricerca della pace. Piuttosto danno linfa a una campagna d’odio contro l’Occidente, contro quei Paesi che stanno cercando con insistenza la fine delle ostilità in Ucraina”.