IL MELONI-PENSIERO SUL CASO DOSSIER-CROSETTO E VOTO CONSULTA: PARLA FAZZOLARI
Non parla spesso il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ma quando decide di farlo significa principalmente due cose: la prima, che la Premier Giorgia Meloni intende dare un messaggio chiaro su troppe “voci” che rimbalzano da più parti tra media e opposizioni; in secondo luogo, è un messaggio anche alla sua stessa maggioranza, nel tentativo di informare indirettamente sulle emergenze del momento. E così accade che nella giornata di ieri, dopo il flop delle votazioni in Parlamento per l’elezione del giudice in Consulta Francesco Saverio Marini, Fazzolari prende con sé i cronisti di “Foglio” e “Messaggero” e inizia a sciorinare alcuni dei punti più caldi dell’attualità politica italiana.
Partendo dal voto sulla Corte Costituzionale, il messaggio del sottosegretario è nettissimo: Palazzo Chigi è a dir poco indignato per il comportamento da “Aventino” di Pd e M5s, in protesta fuori dall’Aula per ostacolare i lavori parlamentari. Giunti così alla nona votazione che si terrà nelle prossime ore, il Governo sbotta: «E’ stato gravissimo», attacca il potente esponente FdI, nel “cerchio magico” della Premier Meloni da tempo. La sinistra poteva legittimamente non votare alcun nome ma la scelta dell’Aventino, con l’impedimento a tutti i parlamentari di entrare in Aula, è come se si stesse dicendo che a prescindere dal nome «tu impedisci l’elezione del giudice». Insomma, il tema non è il merito della contestazione ma il pieno rispetto verso lo Stato e il Quirinale (che è Presidente della Corte Costituzionale).
Sul capitolo dossieraggi, nel giorno in cui un’inchiesta a Bari ha scoperchiato un potenziale nuovo scandalo di controlli e “spiate” (questa volta contro conti correnti come quelli di Meloni, Crosetto, La Russia e Fitto), Fazzolari chiude ulteriormente il non-caso Crosetto: non c’è nessuno scontro tra il Ministro della Difesa e la Premier Meloni, così come spiegato in primis dallo stesso politico FdI smentendo i quotidiani di area Centrosinistra. Il sottosegretario spiega che ieri Crosetto è stato ascoltato dal Copasir sul caso dossieraggi ed è cruciale ora attendere la verità dalle indagini ancora in corso nella Procura di Perugia: «perché Striano faceva tutti questi accessi? Per chi? A che pro?». C’è un clima stranissimo, ribadisce Fazzolari, con servitori dello Stato in malafade e giornalisti con il rischio du “inventare cose mai accadute”. Secondo il Governo, che si stringe attorno a Crosetto e tutti coloro coinvolti da migliaia di “spiate” e dossier – in primis la Lega – serve scoprire tutta la verità e al più presto, «i pm facciano luce sugli accessi contro il Centrodestra».
FAZZOLARI SULLA GUERRA IN UCRAINA E IL SEGRETO SULL’INVIO DELLE ARMI CONTRO LA RUSSIA
Non si tira indietro neanche sui grandi temi internazionali il “ministro-ombra” della macchina di Governo, nel giorno in cui la Premier Giorgia Meloni attende a Villa Pamphili la visita del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky (domani vedrà il Papa): secondo Fazzolari l’attesa sulle Elezioni americane per capire chi gestirà il 2025 cruciale per le guerre in Ucraina e Medio oriente non deve scatenare timori circa la possibile vittoria di Donald Trump. «Se dovesse vincere sosterrà l’Ucraina in base a quella che è l’opinione pubblica del paese e della maggioranza che l’ha sostenuto»: secondo Fazzolari, e dunque secondo l’interpretazione del Meloni-pensiero, l’Occidente resta solido a sostegno dell’Ucraina così come Washington, anche se la Presidenza Biden poteva e doveva fare di più, «non dà tutto il sostegno che potrebbero dare», ma tanto Harris quanto Trump non faranno venire meno l’aiuto a Zelensky.
Interessante infine il passaggio sull’invio o meno di armi italiane a Kiev da utilizzare contro la Russia in territorio fuori dai confini ucraini: se finora il vicepremier e Ministro degli Esteri Tajani aveva sempre escluso la possibilità, Fazzolari si fa molto più possibilista e ricorda un dettaglio che spesso viene dimenticato nella frenetica narrazione politica interna e internazionale. Contrari all’uso di armi in Russia? «Non lo abbiamo mai detto», sottolinea il sottosegretario ricordando che la scelta sulla segretezza «è stata ereditata dal Governo “dei migliori”», ovvero di Mario Draghi. In poche parole, la segretezza sugli aiuti militari all’estero è un unicum solo italiano, con tutti gli altri Paesi europei che non fanno problema a rendere trasparente tali passaggi, «noi questa cosa non l’abbiamo detta, mi attengono alle regole».